1920. Ugo Frigerio, ‘O sole mio e l’inno nazionale

Anversa 1920. Ugo Frigerio, 19 anni,ha compiuto l'impresa, è oro olimpico nei 3.000 e nei 10.000. Risultato straordinario, ma quello che accade mentre lui è sul podio è incredibile.
Ugo Frigerio

Olimpiadi di Anversa, 18 agosto 1920. Alla presenza di sua maestà Re Alberto, siamo alla cerimonia di premiazione del marciatore milanese Ugo Frigerio, un ragazzino di appena diciannove anni che ha sbaragliato tutti gli avversari vincendo l’oro sulle distanze dei 3 e dei 10 chilometri. Il tricolore italiano sventola sul podio più alto. Tutti aspettano solo che la banda belga esegua la rigida Marcia Reale, l’inno di casa Savoia (che sarà sostituito nel 1948 da Il canto degli italiani). Ma nello stadio belga, il Kielstadion, regna un imbarazzato silenzio.

Cosa è successo?

Nulla di grave: si sono semplicemente persi lo spartito! Ma il direttore d’orchestra, all’improvviso, ha un’intuizione geniale: dice qualcosa ai suoi orchestrali, che sorridono, poi alza la bacchetta e comincia a dirigere ‘O sole mio!
Le decine di migliaia di spettatori nello stadio balzano in piedi, battono le mani e cantano, magari con accenti diversi e più o meno intonati, le parole di quella canzone che già da vent’anni ha conquistato il mondo intero.
Un trionfo!

Purtroppo, gli autori della canzone non poterono godersi questo successo

Il poeta Giovanni Capurro era venuto a mancare qualche mese prima, in condizioni di indigenza, mentre il musicista Eduardo di Capua se ne era andato già da tre anni, talmente povero che si era dovuto vendere addirittura il pianoforte per pagarsi il trasporto in ospedale. È davvero singolare che la vita degli autori della canzone napoletana più celebre, e a detta di molti in assoluto la canzone più famosa al mondo, sia stata caratterizzata da estrema povertà. Ma questa è un’altra storia

Ugo Frigerio nacque a Milano il 16 settembre 1901.

Figlio di un fruttivendolo, si appassionò alla marcia quasi per caso. All’età di sedici anni, infatti, dopo aver visto alcuni marciatori allenarsi lungo i viali di un parco civico a Milano (tra i quali svettava Fernando Altimani, medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912), corse – è proprio il caso di dirlo! – ad iscriversi all’Unione Sportiva Milanese.

Evidentemente il ragazzino aveva talento da vendere. Già l’anno successivo, nel 1919, vinse il suo primo titolo italiano nella 10km di marcia, che conservò ininterrottamente fino al 1924, per poi riconquistarlo nel 1931. Intanto, decise di lasciare prematuramente gli studi per lavorare come apprendista tipografo, una professione che lo condusse, successivamente, ad impiegarsi presso la Gazzetta dello Sport.

Anversa 1920

La partecipazione alle Olimpiadi di Anversa del 1920 lo trasformò in un gigante dello sport italiano (a dispetto del suo metro e settantuno). Il giovane marciatore, infatti, vinse la medaglia d’oro nella 10km (la prima conseguita dall’Italia!) con il tempo di 48’06”2, con più di mezza pista di vantaggio sullo statunitense Joseph Pearman, bissando poi il successo pochi giorni dopo nella 3km, percorsa in 13’14”2 nonostante, si racconta, un fastidioso mal di denti.

Frigerio Domenica Corriere

Le altre Olimpiadi

Anche la successiva Olimpiade di Parigi del 1924 vide Frigerio protagonista, anzi mattatore della 10km con il tempo di 47’49”0. Nel frattempo, la gara sulla distanza dei 3km era stata abolita dai Giochi. In quella edizione, così come in quella del 1932, Ugo Frigerio fu scelto come portabandiera azzurro.

Un anno dopo, l’atleta italiano fu invitato a partecipare ad una tournée negli Usa, dove torreggiò conquistando addirittura 6 primati mondiali indoor (che, tuttavia, all’epoca non venivano omologati).

Nelle successive Olimpiadi di Amsterdam del 1928 non gareggiò, perché la disciplina della marcia era stata soppressa.  Anzi, Ugo Frigerio decise di ritirarsi dall’agonismo, salvo poi tornare sui suoi passi quattro anni dopo, quando i Giochi di Los Angeles videro il ritorno della marcia sulla distanza, però, dei 50km. Il trentunenne meneghino ottenne un lusinghiero bronzo in una gara che non era di certo la sua preferita, con il tempo di 4h59’06”.

Figlio del suo tempo

Dotato di forte temperamento e di uno stile impeccabile nei movimenti, Ugo Frigerio aveva l’abitudine di tagliare il traguardo gridando: “Viva l’Italia!” , tanto è vero che nel 1934 scrisse il libro Marciando nel nome dell’Italia con prefazione di Benito Mussolini.

Scomparso il 7 luglio 1968, gli è stata dedicata nel 2015 una targa nella Walk of Fame dello sport italiano al parco olimpico del Foro Italico a Roma, riservata agli sportivi italiani che si sono distinti in campo internazionale.

Non un errore, ma un omaggio

Pensandoci bene, il direttore d’orchestra belga non sbagliò ad omaggiare la vittoria di Ugo Frigerio con l’aria di ‘O sole mio.
Quel giorno, infatti, era nata una delle stelle più brillanti nel firmamento dello sport italiano.

 

Davide Zingone Napoletano classe ‘73, vive a Roma dove dirige l’agenzia letteraria Babylon Café. Laureato con lode in Lingue e Letterature Straniere e in Scienze Turistiche, parla correntemente sei lingue. È autore della raccolta di racconti umoristici "Storie di ordinaria Kazzimma", Echos Edizioni, 2021; del saggio “Si ‘sta voce…”, Storie, curiosità e aneddoti sulle più famose canzoni classiche napoletane da Michelemmà a Malafemmena, Tabula Fati, 2022; e di “Tre saggi sull’Esperanto”, Echos Edizioni, 2022.

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