Tiberio Roda. Prendere a pugni il Parkinson

A volte si hanno amici immaginari, altre volte nemici invisibili. È che così che arriva il Parkinson, silente e invisibile. Ma se con un amico immaginario puoi giocare, il nemico invisibile lo puoi prendere a pugni. Proprio come fa Tiberio Roda, l'uomo che dagli Stati Uniti ha portato in Italia il metodo Rock Steady Boxing. Tiberio combatte ogni giorno la sua sfida, ma soprattutto aiuta altri a combattere la propria.
Tiberio Roda prendere a pugni il Parkinson))

Questa storia inizia con il profumo del mare. Il classico weekend in Liguria per ricaricare le batterie.
Arriviamo a destinazione la sera tardi e ci sistemiamo per la notte, immaginando già due giorni di riposo, sole e mare. Ad un certo punto, la casa trema: all’inizio sembra un terremoto e invece trovo Tiberio in fondo alle scale, scosso dopo una brutta caduta.
Una vita di successo nel lavoro quella di Tiberio Roda, ma anche una vita nella quale lo sport c’è sempre stato e tanto. Cosa vuoi che sia una caduta?
L’episodio sembra archiviato, ma purtroppo il giorno seguente noto che ha il passo più corto, la postura inclinata in avanti, e qualche impaccio nei movimenti.
Era la primavera del 2012.
Da qualche tempo Tiberio non era in forma, sembrava affaticato, forse stressato. I controlli medici successivi e una visita neurologica porteranno alla diagnosi di Parkinson, nel luglio del 2013.
Dottore, se questa è una gara la vinco io’ queste le sue parole, in risposta al neurologo.

La folgorazione

Un giorno, navigando in rete, Tiberio si imbatte in un video che avrebbe cambiato per sempre la sua vita. E anche la mia. Ricordo che venne da me tutto trafelato, per mostrarmelo: si vedevano alcuni anziani molto sportivi e in grande forma, che saltavano la corda, facevano circuiti e alla fine salivano su un ring iniziando a tirare di boxe e a ballare.
Fantastico! Fu il mio commento a caldo.
Capii solo dopo che si trattava di un video dimostrativo del metodo Rock Steady Boxing, un protocollo nato a Indianapolis nel 2006 che si proponeva di migliorare la qualità della vita di persone con Parkinson, grazie all’esercizio fisico intenso. Tiberio non aveva perso tempo, mandando una mail a Indianapolis, quartier generale dell’innovativa disciplina, per chiedere informazioni, dettagli ed evidenze.

(Paola Roncareggi. Photo credit:Luca Scaramuzza)

A lezione di boxe

Fu così che pensammo di iniziare proprio dalla boxe. A pochi chilometri da casa c’era una palestra molto nota, con tecnico federale di lungo corso, il maestro Enrico Milazzo. Lo sport era sempre stata una passione comune, e fu così che iniziammo a prendere le prime lezioni. La fatica era tanta, l’intensità non dava tregua, ma da subito capimmo che ne avevamo giovamento: lui ne beneficiò soprattutto dormendo meglio già qualche settimana dopo le prime lezioni. Per me era un’ottima valvola di sfogo e la sport era stato da sempre una costante della mia vita.

 Ah, l’America!

Nel gennaio del 2014 Tiberio prendeva un volo per gli Usa, tornando a casa la settimana successiva con l’attestato di coach Rock Steady Boxing e la possibilità di aprire la prima palestra in Italia – e in Europa.

(Tiberio Roda. Photo credit:Luca Scaramuzza)

Le mie vacanze estive di quell’anno furono un lungo viaggio negli USA. Prima ad Indianapolis, per formarmi anch’io come coach, insieme a Tiberio, e poi da una costa all’altra per visitare le palestre che già praticavano questo metodo: da San Francisco a Chicago, passando naturalmente anche dalla mitica Gleasons’ Gym di New York. Già che c’eravamo, tanto valeva fare le cose per bene: unendo al viaggio un’esperienza incredibile.

 Rock Steady Boxing Como Lake

Tiberio Roda
(Tiberio Roda al sacco. Photo credit:Luca Scaramuzza)

Tornati dagli USA iniziammo a praticare il metodo, formando un primo nucleo iniziale.
Si trattava soprattutto di persone arrivate grazie al passaparola. Ci sentivamo una piccola avanguardia che cercava di mostrare resilienza e tenacia nei confronti di questa malattia così temibile. Da subito ci colpì la potenza del metodo e la capacità di finalizzare obiettivi.

I primi pugili iniziavano ad arrivare, era tempo di un’inaugurazione ufficiale. E quindi ci voleva Nino Benvenuti, uomo simbolo della boxe italiana. Tiberio era entrato in contatto con Wilson Basetta, pugile, maestro di boxe e istruttore, con un ricco bagaglio di conoscenze e di contatti. Fu così che Nino Benvenuti accettò di venire all’apertura, insieme a Wilson che tenne un seminario di boxe proprio il giorno dell’opening ufficiale.

Fu un grande successo di pubblico e consensi. Il paese si bloccò per qualche ora, tante erano le macchine dei curiosi, accorsi a sentire Benvenuti e capire come la boxe può contrastare il Parkinson.
Era il 18 marzo del 2015.

 I valori del metodo

Love. Fun factor. Fightback. Questi i tre pilastri su cui si fonda Rock Steady Boxing.

Amore per quello che si fa, e diffuso tra i partecipanti: una seconda famiglia come quella che si stava creando anche attorno a noi.
Fattore divertimento: in palestra si fatica, ma ci si diverte. Un’ora e mezza di allenamento e concentrazione, tre volte alla settimana, rappresentano un appuntamento ricorrente ed importante nella routine settimanale.
Combattere: quale miglior metafora della vita, se non la boxe? Prendere a pugni il Parkinson sicuramente fa sentire meglio: si sfogano le tensioni accumulate, si muovono tutti i muscoli, e al tempo stesso si impara a conoscere meglio il proprio corpo, il suo equilibrio e la necessità di coordinarsi al meglio.

Il valore del metodo risiede nell’aver perfezionato degli esercizi specifici per persone con Parkinson dal 2006 ad oggi, grazie alla felice intuizione di Scott Newman, Procuratore Generale dello Stato dell’Indiana e fondatore di RSB. Un riscaldamento molto lungo e completo, che prosegue con circuiti ad alta intensità, per arrivare alla boxe senza contatto e infine allo stretching conclusivo. La naturale produzione di endorfina e dopamina fa uscire dagli spogliatoi sicuramente più soddisfatti, gratificati e appagati di quando si è arrivati.

La crescita

L’inaugurazione aveva puntato i riflettori sulla nostra piccola realtà: fu così che iniziarono ad arrivare diverse persone con Parkinson, a volte singoli, ma spesso anche coppie: marito e moglie, compagni, fratelli. Sì, perché il metodo prevede che i caregiver, le persone che si prendono cura dei loro cari, possano partecipare attivamente alle lezioni. In questo modo creano un legame nuovo, più sportivo e complice, imparano delle tecniche utili nella vita di ogni giorno. Il gruppo cresceva di giorno in giorno, con uno spirito di collaborazione, fratellanza e unione profonda.

I primi anni furono ricchi di entusiasmo e voglia di fare: le interviste sulla stampa locale e nazionale, la partecipazione ad eventi sportivi, le dimostrazioni pubbliche. Era tempo di convincere anche gli altri che valeva la pena provarci.

Tiberio Roda gruppo RSB
(Tiberio Roda, Paola Roncareggi e il Gruppo RSB Como Lake. Photo credit: Luca Scaramuzza)

Quando Tiberio ed io eravamo volati a Indianapolis per formarci, nel 2014, l’unico modo per diventare coach era frequentare il corso presso la casa madre di Indianapolis. Qualche anno più tardi venne creato un webinar in lingua inglese che permetteva di formarsi online, diventando appunto ‘webinar coach’.
Con questa qualifica si poteva collaborare con realtà già esistenti, come la nostra. In questo modo si formarono nuovi coach, fondamentali per insegnare il metodo.
La formazione online è ancora oggi un’importante opportunità per diventare coach, specie in tempi di pandemia. Noi forniamo un primo supporto in italiano a chiunque si voglia avvicinare a questo splendido e innovativo metodo che merita di essere conosciuto e diffuso in tutta Italia.
Ad oggi sono 871 le palestre in tutto il mondo, con oltre 43.500 pugili praticanti.

I risultati

Sette anni dopo il nostro primo contatto con il metodo quello che ancora ci colpisce è la sua validità e potenza. È la scintilla negli occhi di chi tira il primo colpo, incredulo, spesso alla soglia degli ‘anta’. Poi si traduce in un umore migliore, la voglia di condividere la propria sofferenza con gli altri, la lotta corale contro la malattia. E a quel punto spesso arrivano altri piccoli grandi traguardi: maggiore equilibrio e coordinazione, maggiore consapevolezza dei propri movimenti, multi-tasking, una migliore qualità della vita. O ancora la voglia di uscire allo scoperto e non nascondersi più. Tante le storie viste in questi anni, ciascuna a sé, ma tutte accomunate da un grande senso di appartenenza, solidarietà e voglia di lottare.  

 

Paola Roncareggi è co-fondatrice di Rock Steady Boxing Como Lake, realtà fortemente voluta da Tiberio Roda, imprenditore comasco, per migliorare la qualità della vita di chi è colpito da Parkinson. Pallavolista per 22 anni, ex capitana del C.s. Alba, realtà che oggi milita in A2, si occupa di progetti di comunicazione sostenibile. Crede nel valore dello sport come straordinaria palestra di vita.

ARTICOLI CORRELATI

Attilio Fresia

Attilio Fresia. Oltre confine

Alla voce “pioniere” il dizionario di Oxford dice: “Scopritore o promotore di nuove possibilità di vita o di attività, collegate specialmente all’insediamento e allo sfruttamento relativo in terre sconosciute”. Spesso visionari, sempre coraggiosi. Attilio Fresia, forse né l’uno e né l’altro. È però il primo calciatore italiano all’estero. Non è poco. 

Leggi tutto »
Barazzutti e Connors

Corrado Barazzutti. Il furto di Forest Hills

1977. Us Open. Forest Hills, più che campi un tempio del tennis. Corrado Barazzutti arriva con la Davis cilena conquistata, è in forma e va avanti sino a dove nessun italiano era mai arrivato. La semifinale lo vede contro Jimmy Connors. Poteva finire in ogni modo, ma quello che fa Connors va oltre l’immaginazione e segna una delle più brutte pagine del tennis.

Leggi tutto »
San Siro

San Siro Rock Star. Dove suonano le leggende

Una lacrima,un ricordo, un emozione. La musica live è legata storicamente ai luoghi. L’attimo, un fermo immagine è impresso in un abbraccio, in una canzone, al compagno che avevi vicino. E quel tempio, San Siro ne ha regalati a milioni di fans. Oggi, parlare di demolizione è come abbattere un’idea, una storia, cancellare un luogo di culto. Da esso la parola cultura. Solo per ciò che ha rappresentato, ospitato e celebrato, bisognerebbe elevarlo a “monumento della musica nazionale”. San Siro, la Scala del rock, come lo definì Mick Jagger. Oltre 130 concerti, il meglio del rock mondiale ha calcato il suo terreno di gioco. Bowie, Vasco, Marley, Stones. Quarant’anni ed oltre a suon di musica e non sentirli. Finché ce ne hai stai lì, lì nel mezzo.

Leggi tutto »
GUERRA DEL FOOTBALL

La prima guerra del football

Terra, campo, pallone. Sembra un gioco, ma non sempre lo è. Non lo è stato nel 1969 quando El Salvador e Honduras si sono scontrati per la qualificazione a Mexico ’70. 100 ore di combattimenti e bombardamenti, 6.000 morti, 10.000 feriti non sono un gioco, sono la prima guerra del football.

Leggi tutto »
Armin Hary

Armin Hary. I 100 metri di Roma ’60

Armin Hary, forte di essere stato il primo a fissare il tempo sui 10 netti, arriva alle Olimpiadi di Roma da favorito. La gara regina dei Giochi Olimpici sarà serrata, ma Hary non deluderà le aspettative e sarà il più veloce. Veloce quanto la sua brevissima carriera.

Leggi tutto »
Alfred Wegener

Alfred Wegener. Il ghiaccio come destino

Una vita di studio e di avventura quella di Alfred Wegener. Scenziato ed esploratore, teorizza la Pangea e la deriva dei continenti, nel 1906 stabilsce il record di permanenza in volo su pallone aerostatico e per tre volte affronta il grande ghiaccio della Groenlandia. L’ultima spedizione nel 1930, poi anche il destino diventa ghiaccio

Leggi tutto »
Gigi Riva

Quando Gigi Riva tornerà…

9 aprile 1977. Gigi Riva lascia il calcio, quello giocato. Scarpini, maglietta, calzoncini, arbitri, fischietti e goal. Tanti goal. Sembra ieri. Era ieri. Il tempo, se sei Rombo di Tuono, è solo un opinione.

Leggi tutto »
Pink Floyd

Pink Floyd F.C. The dark side of soccer

Seconda metà anni ’60. Londra. L’altra Londra. Psichedelica, acida, onirica, visionaria oltre misura. I Pink Floyd si affacciano sulla scena per non uscirne più. Voce, chitarra, basso, batteria, tastiera: sembra una formazione classica, sarà una rivoluzione. E poi una passione inevitabile: il calcio.

Leggi tutto »



La nostra newsletter
Chiudi