Žitarev. Il calcio al tempo dello Zar

Ottobre 1917, rivoluzione di ottobre. La Russia zarista sprofonda nella storia. Di quello successo dopo sappiamo abbastanza, di quello accaduto prima molto meno. Nella Russia zarista si giocava anche a pallone, comunque. Non grandi risultati, ma un buon centravanti da ricordare.
 Silvano Calzini
Žitarev

Anche la Russia dello Zar aveva un bel centravanti. Si chiamava Vasilij Georgievič Žitarev e giocava nel KFS di Mosca, il più antico club dell’Impero zarista, prima di trasferirsi allo Zamoskvoretsky, altra squadra moscovita. Ma andiamo con ordine. A dire la verità la nazionale della Russia zarista era una squadra a dire poco modesta. Le cifre parlano chiaro: fino alla Prima guerra mondiale disputò otto match e non ne vinse nemmeno uno. Ai Giochi olimpici di Stoccolma del 1912 la Russia disputò la prima partita ufficiale della sua storia contro la Finlandia perdendo 2 a 1. Nel match successivo rimediò addirittura un umiliante 16 a 0 dalla Germania. Pochi giorni dopo quella disfatta Žitarev segnò il suo primo gol ufficiale in nazionale in un’amichevole contro la Norvegia.

La doppietta di Žitarev

Con questo ruolino di marcia poco onorevole alle spalle fece un certo scalpore il pareggio che una selezione di giocatori solo moscoviti strappò a Solna, contro la Svezia, nell’ambito delle manifestazioni sportive organizzate a margine dell’Esposizione Baltica del 1914. Un rispettabile 2 a 2, che in realtà fu una vittoria sfumata solo nell’ultimo scorcio di gara, quando gli svedesi riuscirono a vanificare una doppietta di Žitarev.

Žitarev
1912. La nazionale russa

La storia interrotta

Purtroppo i tempi non erano facili e tutt’altro che favorevoli al calcio; stava arrivando la Prima guerra mondiale e nel 1917 la Rivoluzione d’ottobre portò al potere i bolscevichi, gente che all’inizio detestava il football. Va detto che in effetti fino ad allora gli operai e i poveri erano esclusi dalle squadre e dalle competizioni ufficiali, che erano appannaggio di nobili, ricchi o borghesi, per cui agli occhi dei comunisti il calcio era solo uno svago aristocratico, non molto diverso dalla caccia alla volpe.

Il nuovo corso

Dovrà passare qualche anno prima che nell’Unione Sovietica si capisse come il calcio potesse essere usato da antidoto alla diffusione dell’alcolismo e ancora di più come strumento primario della propaganda nel senso di appartenenza alla nazione. Fatto sta che in quei primi anni bui del nuovo regime di partite ufficiali non se ne disputarono e quindi il povero Žitarev non fece più parte di alcuna nazionale, russa o sovietica che fosse. Resta però l’unico giocatore presente in tutte quelle prime storiche otto partite, nonché il più prolifico marcatore dell’era zarista dal momento che firmò quattro delle sette reti che la sua modesta squadra fu capace di realizzare. Era un buon centravanti, niente da dire.

 

Silvano Calzini è nato e vive a Milano dove lavora nel mondo editoriale. Ama la letteratura, quella vera, Londra e lo sport in generale. Ha il vezzo di definirsi un nostalgico sportivo.

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