Dimitrios Loundras. Da cucciolo olimpico a piccolo grande eroe di Atene

Simbolo della prima Olimpiade di Pierre de Coubertin con un primato destinato a rimanere eterno. La prima e unica medaglia conquistata da un bambino di 10 anni
 Daniela Cursi Masella
Dimitrios Loundras

Correva l’anno 1896 quando il sole dell’antica Grecia tornava a brillare sul mondo con le prime Olimpiadi moderne. In mezzo ai grandi che sfilavano al Panathinaiko Stadium con sguardi fieri e mascelle serrate, spiccava un bambino troppo giovane per essere lì: Dimitrios Loundras, 10 anni, atleta di casa.

Dal gioco all’Olimpismo

Dimitrios Loundras era un bimbo come tutti gli altri, che correva a perdifiato con le ginocchia sbucciate tra i vicoli della città inondati dal sole. Non era figlio di una famiglia ricca né di campioni. Era solo un bambino irruente e dotato di un’incredibile agilità. Racconti antichi, estremamente plausibili, lo descrivono mentre trascorreva ore a saltare di qua e di là, arrampicandosi su qualsiasi cosa trovasse. Alberi, muretti e sedie di casa erano la misura prediletta delle sue prodezze e i nemici di una madre giustamente apprensiva.
Un giorno, durante una festa di quartiere, un allenatore del Panellinios Gymnastikos Syllogos lo notò mentre imitava le evoluzioni degli adulti su una sbarra improvvisata. E lo volle con sé. 
Da quel giorno, Dimitrios si allenò con dedizione. Ogni mattina, all’alba, correva verso la palestra con il suo piccolo sacco in spalla. Non ci volle molto affinché questo ginnasta in erba entrasse a far parte della squadra nazionale. Quando arrivò il momento delle Olimpiadi, la sua partecipazione appariva già per quello che era: un evento inedito. Nessuno pensava davvero che un ragazzino potesse fare la differenza.

Atene 1896

L’impresa mai più replicata

Quella di Atene 1896 era la prima Olimpiade del CIO, l’ultima esclusivamente al maschile. Centomila spettatori erano assiepati in attesa di intuire chi, tra i 241 atleti provenienti da 14 paesi sarebbe stato celebrato con la medaglia e l’ulivo. Arrivò il momento delle parallele. Con una serie di movimenti fluidi e precisi, Dimitrios portò alla sua squadra un bottino di punti validi per la medaglia di bronzo. Quando salì sul podio, le sue mani di bimbo erano sporche di polvere di gesso, ma stringevano il metallo con una forza che sembrava venire da un uomo maturo.
Quel giorno, Loundras non vinse solo una medaglia: vinse l’immortalità.
Divenne il più giovane medagliato olimpico della storia, un record che resiste tuttora. Arrivati a questo punto ci si aspetta il seguito della storia, fatto di ulteriori prodezze sportive ma quel bimbo, che amava lo sport e che trovava tra gli attrezzi la sua libertà, era troppo lontano dai concetti di gloria e primati. Dopo quella giornata, quindi, Dimitrios tornò ad essere un bambino. Crebbe lontano dai riflettori, si mise a studiare e si dedicò alla carriera militare, portando il ricordo di quell’impresa unicamente nel suo cuore. 
Ogni volta che le Olimpiadi celebrano i loro nuovi eroi, il nome di Dimitrios Loundras emerge come un simbolo di quanto grande possa essere un sogno, anche nei cuori più piccoli. Come quello di un ragazzo di dieci anni che, con le ginocchia sbucciate e un cuore da leone, aveva toccato il cielo sul suolo olimpico grazie ad un allenatore che, insieme a lui, aveva osato sognare l’impossibile.

 

Daniela Cursi Masella pubblicista e press officer. Sceneggiatrice e regista di “Come trovare nel modo giusto l’uomo sbagliato”, tratto dal suo omonimo istant book. Autrice del libro “Imperfetta” (Baldini & Castoldi Editore) e del reality “Campus Life Experience 2020".

ARTICOLI CORRELATI