“Cosa pensa il trapezista mentre vola? Non ci pensa mica a come va a finire!”
Queste le parole di un celebre brano di Jovanotti, ma per esperienza personale posso affermare che invece il trapezista ci pensa eccome, o meglio è intento ad avere una piena e totale coscienza del proprio corpo. Dove sono le mani, dove fanno presa, dita, braccia, gambe, piedi. Quali muscoli in quel momento, contraendosi, reggono la posizione. Come appare il corpo nello spazio e quanta aria nei polmoni e sotto i piedi regge quello che per gli spettatori è un secondo ma per chi è in aria ne sono almeno dieci.
Ho imparato a vivere a testa in giù più o meno dieci anni fa, un’amica mi disse:”c’è una lezione di prova di trapezio e tessuto aereo, vuoi venire?“. Non ci pensai due volte e da allora le mie giornate sono fatte anche di volo di trapezio.
Capovolgere le prospettive
E così da quel lontano ottobre 2011 ho capovolto le mie prospettive e qualche ora delle mie settimane la passo sottosopra, convertendo i miei equilibri e scardinando pian piano il concetto innato di avere la terra sotto i piedi.
Incominciai a sperimentare l’aria e i molteplici punti di appoggio ai quali naturalmente non prestiamo attenzione.
Le prime volte a testa in giù non furono facili, la sensazione primaria è quella di una vera esplosione nella testa, il sangue pulsa prepotente e l’istinto primordiale suggerisce il pericolo e la fuga.
Non mi arresi e così, volta dopo volta, scoprii che era possibile stare a testa in giù per svariati secondi e che era possibile non avere appoggio sotto i piedi e non cadere.
Capii, inoltre, che si poteva fare amicizia con l’aria e la gravità e danzare con loro.
L’acrobatica aerea
L’acrobatica aerea è uno sport ancora un po’ ibrido, sicuramente affonda le sue radici nel circo, ma c’è anche chi dice derivi dagli allenamenti militari. Gli attrezzi più noti sono: il trapezio, il cerchio, la corda ed il tessuto aereo.
Io in particolare mi alleno sul trapezio e sul tessuto, ogni tanto il cerchio e da poco ho aggiunto anche la corda.
È stata una fortuna scoprire questa disciplina. La sua culla in Italia è stata sicuramente Torino con la Reale Società Ginnastica sfociata poi nel 2002 nel progetto FLIC scuola di circo. Da lì si sono sviluppate diverse realtà interessati nella penisola, come non citare la Scuola Romana di Circo o la Befly di Milano.
Napoli, tra storia e acrobazia
A Napoli, che è la città in cui vivo, tra le realtà più affermate c’è il corso di trapezio e tessuto aereo del Kodokan, una palestra che ha sede in uno dei luoghi più mistici della città: il Real Albergo dei Poveri, costruito nella metà del ‘700 da Ferdinando Fuga su volere di Carlo III di Borbone. Chiunque pratichi acrobatica aerea in Campania, e non solo, conosce questa realtà che, dal 2012, propone un corso che porta avanti un lavoro di ricerca e studio di questa disciplina ed è grazie all’impegno, alla preparazione ed alla dedizione di Sara Rumbolo, insegnante di trapezio ed acrobatica, che il Kodokan si afferma come una delle principali realtà campane nelle discipline aeree.
Cosa si prova quando si vola?
È una sensazione estremamente soggettiva ma se c’è una cosa che questo sport insegna è che ognuno con dedizione ed un pizzico di incoscienza può superare le proprie paure.
È una sfida costante con sé stessi e una scoperta quotidiana della consapevolezza di sé.
E quando l’aria ti solletica i piedi, se sei fortunato, non smetti più!