Dopo aver progettato anni prima il Flying Dutchman, l’architetto olandese Ulike van Essen pensò ad una barca più piccola e meno impegnativa, da poter usare per il diporto e le regate. All’epoca negli anni Cinquanta, gli Optimist non erano ancora diffusi come deriva da iniziazione alla vela, mancava la cultura delle scuole vela così come la intendiamo ai giorni nostri e i giovani che volevano apprendere i primi rudimenti della vela di solito andavano in barca con i più esperti per fare la necessaria esperienza in acqua. Erano gli anni in cui la USVI Unione Società Veliche Italiane, grazie a dirigenti illuminati come Franco Boido, vide nei piccoli Flying Junior la barca giusta per favorire la pratica corretta della vela.
La vela per tutti
La cultura delle scuole vela non era ancora affermata pienamente nel mondo della vela italiana, ma già nel giugno 1950 la USVI organizzò un concorso per un progetto di barca ad uso degli allievi “di costo modesto” per favorirne le costruzioni nei circoli nautici italiani. Da quel concorso risultò vincente il signor Costantino Conte con la “V”, una deriva costruita in legno con scafo a spigolo lunga 3,95 metri che ebbe una certa diffusione grazie anche ad un contributo erogato dall’ USVI ai circoli che varavano queste nuove imbarcazioni. Il Flying Junior però si dimostrò in quegli anni particolarmente adatto alle scuole vela. Lungo poco più di quattro metri e costruito in vetroresina l’FJ, con il suo scafo tondo, il peso di circa settanta chili maneggevole per due persone di equipaggio e facile da movimentare nelle spiagge e nei porti, era particolarmente adatto ai bisogni proposti dalla USVI per l’istruzione della vela ai giovani.
L’anno del Flying Junior
Ai dirigenti USVI sembrò la barca giusta per la scuola, migliore dei vecchi progetti pensati anni prima e quindi nel gennaio del 1962 venne lanciata l’operazione “Corsi Olimpia” puntando come unica barca sul Flying Junior, venne stampato anche un “Manuale dell ’allievo”, per unificare il metodo di insegnamento della vela, presentato a Genova nel marzo del 1962 allo Yacht Club Italiano. Da quel momento il Flying Junior, che contava già molti appassionati, diventò la classe giovanile più seguita nel nostro paese. Molti altri cantieri si dedicarono a questa classe. In Liguria ricordiamo tra tutti il Cantiere Lisino di Sanremo, che negli anni a cavallo tra il 1965 e il 1975 ne costruì molti particolarmente leggeri e veloci.
Il Cantiere ALPA
Ebbe luogo una vera diffusione tra i circoli nautici grazie alla produzione di FJ lanciata dal Cantiere ALPA di Offanengo vicino a Milano. Il cantiere ALPA ottenne dalla USVI l’incarico di produrre i FJ in vetroresina con un metodo innovativo usato da Danilo Cattadori, allora proprietario dell’azienda, che era affiancato dall’ingegnere Adolfo Soldini (padre del futuro navigatore Giovanni), al quale venne affidata la produzione. Cattadori era un imprenditore con idee moderne, la vetroresina (VTR) stava affermandosi in quel periodo, era il materiale del momento, la produzione prese subito il via e la USVI colse l’occasione per far costruire da ALPA i primi FJ destinati alle scuole di vela in Italia. L’ALPA in un primo tempo costruì anche una serie di FJ senza il doppio fondo, subito dismessa, per passare alla ben nota serie con doppio fondo integrale, più adatta alla scuola vela che si diffuse subito in tutta l’Italia.

Nel 1964 uscì dai cantieri ALPA una nuova versione per i velisti più esigenti, il nuovo “FJ competizione” alleggerito e dotato di accorgimenti più adatti alle regate. Così nel 1962 furono realizzati i cosiddetti “FJ arancioni” dal colore degli scafi e con la randa segnata, l’ultimo ferzo arancione che li distingueva dalle altre barche della stessa classe di uso privato.
I primi raduni
I circoli italiani ne fecero subito richiesta, grazie a un contributo erogato dalla USVI per l’occasione. Furono anche organizzati Raduni tecnici a livello Zonale e Nazionale per unificare meglio l’insegnamento tra i giovani, il primo dei quali si tenne a Portonovo vicino ad Ancona il 12 settembre 1963. Lo scopo era quello di unificare al meglio il metodo di insegnamento ai giovani velisti. Da allora vennero anche organizzate regate speciali per i Flying Junior “Scuola” i cosiddetti “Arancioni” che erano classificati a parte e concorrevano per premi speciali. Il primo FJ “Arancione” fu il numero 237 assegnato al C.N. Juvenilia. L’Unione ebbe il merito di promuovere questa classe con giusto tempismo creando anche delle magliette arancioni con i polsini blu distribuite ai giovani velisti che furono per molti anni il simbolo delle scuole vela nostrane.

Tutti per il Flying Junior
Nel contempo altri famosi cantieri navali si cimentarono nella costruzione dei FJ costruiti in legno lamellare su stampi ricavati dei disegni originali dell’Associazione di Classe olandese. Molti altri cantieri si dedicarono a questa classe, in Liguria ricordiamo tra tutti il Cantiere “Clipper” del signor Lisino di Sanremo che, negli anni a cavallo tra il 1965 e il 1975, ne costruì molti in vetroresina particolarmente leggeri e veloci, copie esatte dei già famosi “Galletti” in legno lamellare che già spopolavano sul mercato. Il Flying Junior era ormai lanciatissimo, le regate si moltiplicarono ovunque sia per le scuole di vela che per tutti i velisti che apprezzavano la classe. Molti cantieri iniziarono la produzione di questa classe prodotta in vetroresina e in legno, li costruì in VTR il cantiere Cima di Roma che ne fece una serie per le scuole vela gestite dalla Lega Navale Italiana che li battezzò “Penne Blu” per distinguerli da quelle gestite della USVI. I cantieri Morri e Para di Viserba presso Rimini costruirono i primi FJ in legno in Italia, poi vennero i cantieri di Erasmo Silenzi di porto S. Giorgio e Italo Galletti di Peschiera del Garda che erano perfetti per la finitura dagli scafi; ultraleggeri e con gli alberi in legno, erano veri “Stradivari del mare” venduti anche all’estero in grande quantità. Questi cantieri erano già molto apprezzati per la costruzione dei Flying Dutchman, prodotti per committenti italiani e non solo, già utilizzati in molte regate internazionali.
Arriva l’Optimist
L’avventura dei FJ lentamente si esaurì alla fine degli anni Settanta, altre classi si affermarono, primo tra tutti ci fu la comparsa dell’Optimist e la sua adozione nelle scuole vela italiane. L’Optimist fu una vera rivoluzione nella vela giovanile; leggi giustamente più permissive per i giovani che erano indirizzati alla vela, consentirono la pratica del nostro sport dai 6 anni di età, permisero di organizzare Scuole Vela più adeguate ai tempi moderni e non bastò neppure l’adozione del trapezio a rivitalizzare la classe che oramai è seguita da un numero sempre minore di equipaggi.
Il Flying Junior resistette ancora per alcuni anni, grazie alla sua semplicità e all’estrema maneggevolezza che ne aveva agevolato la diffusione come barca scuola per giovani, ma anche barca da competizione, indubbiamente meno impegnativa della sorella maggiore, il Flying Dutchman, ma che riserva ottimi spunti di agonismo per i praticanti più esigenti. Il Flying Junior quindi ha insegnato a molti campioni di oggi, che si sono formati su questa piccola deriva e ne conservano nel cuore un ricordo particolare.
———-
La Rivista di cultura marinara e storia dello yachting “Memorie del Mare” è la nuova impresa editoriale dell’infaticabile Paolo Rastrelli che onora Sportmemory della sua amicizia. La rivista è indipendente e a distribuzione gratuita.
Chiunque volesse riceverla può farne richiesta scrivendo a: memoriedelmare@redazionegmail.com