Nell’arena di salto ostacoli il pubblico vede solo l’eleganza del gesto. Dietro ogni momento del percorso, dall’ingresso in campo al fotofinish, però, c’è un lavoro meticoloso che, ogni giorno, si basa su ascolto, fiducia e pazienza. Inigo Lopez De La Osa Franco, atleta impegnato nella Formula 1 del salto ostacoli e primo cavaliere in rappresentanza di Monaco nella storia del circuito Global Champions, ci racconta cosa significa davvero “formare un binomio”.
La fiducia reciproca
Spesso si parla di binomio come di un’unione indissolubile. Ma da dove si parte? “Si comincia da terra, non in sella. Il cavallo deve riconoscerti come presenza affidabile. Non basta il talento tecnico: serve la capacità di capire il suo linguaggio, i suoi tempi. Quando ti avvicini a un cavallo – spiega l’atleta – lui sa già chi sei, perché sente il tuo respiro, la tua calma o la tua tensione. Per costruire un binomio bisogna imparare ad arrivare da lui senza maschere”.
Il binomio si riconosce ad occhio nudo, quando cavallo e cavaliere sembrano una cosa sola. “È una questione di fiducia reciproca. In gara è tutto. Occorre chiarire che, durante un percorso, il cavallo non “fa quello che gli dici”, ma sceglie di seguirti. Se c’è fiducia – assicura Inigo – ti darà il cuore sull’ultimo metro dell’ultimo salto. Ma quella fiducia la conquisti a casa, ogni giorno, rispettando i suoi limiti e valorizzando le sue qualità. In poche parole, il cavallo ti presta la sua forza solo se si sente protetto dalla tua guida”.

Saper ascoltare
Cavaliere e cavallo entrano in connessione attraverso canali unici. Inigo Lopez De La Osa Franco spiega che ascoltare un cavallo “significa osservare come si muove, come respira e come reagisce a un esercizio. Le regole sono queste: se non è concentrato, non forzarlo; se ha un momento di tensione, riportalo a un lavoro semplice. L’ascolto non è debolezza, è intelligenza. Ogni cavallo ha una sua personalità: c’è quello che vuole essere rassicurato, quello che ha bisogno di sentirsi leader, quello che si affida ciecamente. Il bravo cavaliere sa adattarsi a tutto questo”.
La domanda viene a cascata: qual è l’errore più comune dei giovani cavalieri?
“Pensare di dover “dominare” il cavallo. L’equitazione non è una prova di forza, è un dialogo. Un cavallo costretto, al massimo, andrà dall’altra parte. Quando è partecipe, invece, ci metterà del suo. Il binomio lo raggiungi quando smetti di sentire dove finisci tu e dove inizia lui. Quando siete uno”.