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Ken Aston. L’uomo nero che inventò il rosso

Cinquant'anni dal primo rosso. Più di sessanta dalla battaglia di Santiago del Cile. Il calcio è fatto di aneddoti che non invecchiano. Ken Aston lega il suo nome a due momenti distanti e distinti, ma fino ad un certo punto. L'introduzione dei cartellini per segnalare i provvedimenti disciplinari ed una delle partite più controverse della storia dei mondiali. 
Ken Aston

Un colpo di clacson lo fa sobbalzare, Ken Aston è un distinto gentleman di mezza età tutto assorto nei suoi pensieri, mentre guida la sua Morris verde bottiglia verso casa. Si è lasciato alle spalle il monumentale stadio di Wembley. Il semaforo scatta, a Londra non si sollecita strombazzando ma, quando il verde torna giallo, il nervosismo è lo stesso, l’aplomb va a farsi benedire al meridiano di Greenwich come altrove. 

Animals!

È stata una lunga fu**ing giornata vorrebbe poter strillare all’improvvisato musicante fissando lo specchietto retrovisore e, al tempo, implorando perdono. Ken Aston è il responsabile degli arbitri FIFA della Coppa del Mondo 1966, è il giorno dopo del durissimo quarto di finale tra padroni di casa ed argentini. Il tabloid che occupa il posto del passeggero titola a tutta pagina: “Animals!“. È il commento caldo di Alf Ramsey, dispregiativo che non sta né in cielo né in terra, ma è solo benzina sul fuoco di una rivalità che non andrà più via. È successo che se le sono date di santa ragione, l’episodio chiave è l’espulsione del numero dieci e capitano argentino, Antonio Rattin, al minuto 35. Colpevole prima di un fallo su Bobby Charlton e poi di imbruttire al direttore di gara, dopo un altro provvedimento, stavolta per il mancato rispetto della distanza da parte di un compagno di squadra. El Caudillo Rattin non ci sta, non vuole uscire dal terreno di gioco, chiede spiegazioni in un surreale duetto con il tedesco Kreitlein. Nessuno dei due parla la lingua dell’altro né l’inglese. Nessuno, tra tribune e TV via satellite, capisce per davvero cosa accade in campo perché passano ben 11′ prima che il gioco possa riprendere. Di sicuro c’è che l’Argentina finisce in 9 e cede solo nei minuti finali.

Ken Aston

Illuminato 

Ken rimugina. Ha dovuto anche confermare alla federazione inglese che i due fratelli Charlton sono stati ammoniti nel corso della partita. Sono altri due episodi sfuggiti ai più, ai giocatori per primi. Clacson, semaforo verde poi giallo poi rosso, lampadina. Un’intuizione improvvisa, segnalare i provvedimenti disciplinari con dei colori. Il giallo avverte, il rosso ferma. Hilde, Mrs. Aston, lo segue nel ragionamento, mentre versa il solito sherry della sera e, con una praticità tutta femminile esaltato da una vita trascorsa insieme, gli confeziona al volo due piccoli cartoncini – uno giallo, uno rosso – da infilare nella giacchetta nera. 

Caszely 

È il calcio moderno, baby. Una rivoluzione che pensiona la comunicazione a voce e la trascrizione sul taccuino. L’ultima Rimet è la prima grande manifestazione cartellini al vento, ma il primo rosso arriva solo quattro anni dopo, Germania 1974, sventolato in faccia a Carlos Caszely, cileno di numeri e carattere fuori dal comune. Ken è davanti alla TV a Lancaster Gate, sgrana gli occhi, squilla il telefono. È un suo caro amico, anche lui ex arbitro: “Stai vedendo, Ken, proprio con il Cile doveva accadere“. Diavolo di ironia della sorte.  Avremmo voluto noi avere il suo numero di telefono nella nostra agenda. Ken sa perché. E non riesce ancora a riderci su. Ken George Aston, MBE, è stato l’ineffabile arbitro di Cile vs Italia, mondiale 1962. La battaglia di Santiago, noi contro i padroni di casa. Come gli argentini contro gli inglesi. Come i cileni contro i tedeschi. Incredibili coincidenze. 

Ken Aston

Santiago horror

La partita cominciata male e finita peggio. Senza dire del prima e del dopo – troppe ce ne sarebbero e tante le nostre responsabilità -, diciamo che dopo 7′ siamo già in dieci. Giorgio Ferrini, cuore granata, reagisce scomposto ad un intervento da dietro, dal parapiglia che ne segue Humberto Maschio ne esce con il naso rotto. Insomma, espulsione ed un angelo dalla faccia sporca che resta in campo per onor di firma. Carabinieros in campo, calcioni ovunque, ancora cazzotti ed Aston con i paraocchi come l’ultimo dei brocchi. Sanchez (impunito) centra Mario David, David si vendica (punito). Restiamo in nove, praticamente otto, e manca più di un tempo. Cediamo solo a 17′ dalla fine ed è quasi una liberazione. Ken Aston non sa che pesci prendere, si sa che prenderà il primo aereo per Londra senza più arbitrare al mondiale sudamericano. 
Il semaforo di Kensington High Street gli ha dato una seconda possibilità per passare alla storia del calcio. Mrs. Hilde Aston ha fatto il resto. Peace with you both.

 

 

Roberto Amorosino romano di nascita, vive a Washington DC. Ha lavorato presso organismi internazionali nell'area risorse umane. Giornalista freelance, ha collaborato con Il Corriere dello Sport, varie federazioni sportive nazionali e pubblicazioni on line e non. Costantemente alla ricerca di storie di Italia ed italiani, soprattutto se conosciuti poco e male. "Venti di calcio" è la sua opera prima.

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