Quando il 2 ottobre lo mettono al peso, il numero conferma quello che gli occhi della levatrice avevano capito. Appena nato, il bambino con i suoi 5 chili è già un piccolo gigante. Terzo di sei figli maschi, davanti alla fonte battesimale della parrocchia di San Pietro Apostolo di Lodi Vecchio, Lorenzo Tonani, commerciante di suini, e Antonia Olivari che con tutti quei figli potrà essere solo madre a tempo pieno, si segnano con la croce e lo chiamano Giuseppe. È il 1890.
Giuseppe cresce in cascina
A dieci anni è il più alto della classe, ma è anche uno che legge. A Parigi, il 14 maggio, si apre la seconda edizione delle Olimpiadi. Edizione ancora confusa dal punto di vista organizzativo, annovererà gare mai più ripetute come il nuoto ad ostacoli e il tiro al piccione vivo, sarà lunghissima e durerà fino al 28 ottobre. Beppo, come tutti lo chiamano, maneggia la Gazzetta, il settimanale appena nato dedicato allo sport, legge e come ogni bambino sogna e si vede anche lui a Parigi, a gareggiare chissà in cosa.
La vita di Beppo è quella del suo tempo
A scuola quanto basta e poi a lavorare. Papà Lorenzo ha ampliato l’attività, ora produce e vende anche formaggi; Beppo e i due fratelli più grandi si rimboccano le maniche e lui pedala anche, visto che gli è destinata una bicicletta per le consegne ai clienti. Beppo pedala forte, non sente fatica e cresce fino a quando non capisce che deve fare qualcosa in più; guarda il padre che invecchia, guarda i fratelli ormai grandi, si guarda le braccia e guarda verso Milano. “Andiamo lì” dice. Gli altri si fidano. La nuova vita inizia in via Vigevano 14, ai Navigli; con un po’ di soldi da parte e un po’di debiti comprano un locale grande abbastanza per abitare e per fare commercio. Nasce una piccola impresa familiare, persone con la religione del lavoro, economia di conti semplici, addizioni e sottrazioni, costi, guadagno e risparmio, ossatura sociale di un’Italia del novecento scomparsa troppo presto.
L’attività funziona e Beppo ha voglia di vedere cose nuove
C’è la Fiera Campionaria, meglio andare. Quel giorno alla Fiera, vestito nelle spoglie di Enrico Taliani, maestro pesista dell’Associazione Proletaria di Educazione Fisica di Milano, c’è anche il destino di Giuseppe Tonani.
Enrico Taliani sa riconoscere un atleta, incrocia Beppo e non se lo fa sfuggire. Lo ferma e lo invita ad andare in palestra da lui. Beppo, incuriosito, ringrazia e saluta. Tornando a casa sarà il fratello Alessandro a fargli passare ogni titubanza.
Il fatto è che il destino degli uomini incrocia sempre la storia e la storia, quasi sempre, fa di suo. Beppo è chiamato alle armi, coscritto per l’artiglieria da fortezza e tra leva, richiami, guerra di Libia e Grande Guerra il decennio che si affaccia gli farà conoscere paura, coraggio, trincea e anche fortuna; scampati alla guerra, tutti i Tonani scamperanno anche all’influenza spagnola.
Anversa 1920
Nel 1919 il mondo ha ancora le ferite aperte, ma ricomincia a pensarsi vivo. Annullati i Giochi di Berlino del 1916, nel 1920 tocca ad Anversa.
Enrico Taliani si mette al lavoro per portare una squadra in Belgio. Beppo, nel concitato decennio precedente, lo ha seguito e si è allenato. Taliani può contare su di lui e lo mette a maneggiare insieme ad altri sette una fune di canapa lunga 36 metri e spessa 10. Per l’ultima volta, ma tra le gare olimpiche c’è anche il tiro alla fune. Tonani e gli altri sette diventano la squadra azzurra.
La prima Olimpiade di Beppo è quasi un gioco con il piccolo giallo nella classifica finale che li vede prima terzi e poi quinti. Taliani da Anversa torna con il primo oro olimpico dei pesi, vinto nella categoria massimi dal camallo genovese Filippo Bottino.
Parigi 1924
L’appuntamento è solo rinviato e se Parigi 1900 era stato il sogno sportivo di un bambino di cascina che sfogliava la Gazzetta dello Sport, Parigi 1924 sarà il sogno di un campione.
Alle Olimpiadi del 1924 Giuseppe Tonani arriva sposo novello, campione italiano di categoria e, finalmente, gareggia per il sollevamento pesi.
Il Velodrome d’Hiver è un tempio dello sport. Ciclismo, ma anche altro. Il 24 luglio la pedana del sollevamento pesi è lì. Beppo non è il favorito. Bottino sembra ancora forte e fortissimi sono gli austriaci Franz Aigner e Josef Leppelt, così come anche l’estone Harald Tammer, il lettone Karlis Leilands, il lussemburghese Jos Alzin. Alla terza delle cinque prove, Tonali e Aigner sono pari, ma nelle due successive non ce n’è per nessuno. Tonani ha riconosciuto il suo sogno, si prende la medaglia d’oro e fissa record olimpico e record del mondo.
Per la pesistica italiana, Parigi 1924 è un trionfo che non si vedrà mai più.
L’oro di Tonali è in compagnia degli ori di Pierino Gabetti e di Carlo Galimberti, il pompiere eroe che alle medaglie olimpiche affiancherà anche l’argento al valor civile alla memoria.
Dopo la medaglia
Beppo sarà anche ad Amsterdam, ma i suoi 38 anni sono meno leggeri dei pesi. Diventato padre e con un altro figlio in arrivo, partecipa, ma il settimo posto certifica che la sua vita sarà diversa.
Nel 1928, Beppo torna a Parigi. Nella storia sportiva dei Tonani c’è anche quella di Alessandro, ciclista e pistard di valore. Alessandro nel 1928 va a Parigi per la Sei Giorni che si corre al Velodrome d’Hiver, proprio dove Beppo aveva vinto l’oro. Alessandro gli chiede di seguirlo, il richiamo è forte, Beppo va e il fratello quella Sei Giorni la vince.
Per una serie di coincidenze Beppo a Parigi conosce Josephine Baker
Si vedono, si parlano, s’incontrano. Nessuno può dire se anche lui sia entrato nel conto dei mille uomini che la leggenda assegna alla Baker. Non è così importante, ma certo lei era bellissima e forse, per tutti e due, c’è da sperarlo. Tornato a Milano, Beppo vivrà una vita di lavoro e di famiglia da cui avrà successi imprenditoriali e gioie affettive fino a quando solleverà l’ultimo peso, il primo ottobre 1971.
Di Tonani si è scritto molto poco
Io ho avuto la fortuna d’incontrare la sua storia leggendo un libro prezioso che la racconta come mai fatto da nessuno, “La leggerezza dell’allodola” di Mario Parodi. Sono sue le pagine che mi hanno fatto volere bene a Beppo, uomo di sport e uomo giusto, capace di attraversare la vita in piedi nonostante i pesi. Passati 100 anni dalla sua medaglia d’oro è giusto ricordarlo e ringraziare Mario Parodi per avermelo fatto conoscere.