Qualcuno dice a metà spettacolo, altri dicono alla fine. Poco importa.
È il 28 ottobre 1949 e al Versailles di Broadway la sala è gremita. Ovunque lei vada è sempre così. Usignolo la chiamano, la sua voce incanta, ma quella sera, sul palco, minuta, vestita di nero, pallida, anche se ha il viso gonfio per i tranquillanti e l’alcol, quella sera lei sembra ancora più piccola di un usignolo.
“Nous aurons pur nous l’éternité/dans le bleu de toute l’immensité/dans le ciel plus de problèmes/mon amour croix-tu qu’on s’aime/Dieu réunit ceux qui s’aiment…”
Nessuno del pubblico conosceva quella canzone, ma già dopo le prime parole all’intera platea si stringe un nodo in gola.
“Nous aurons pur nous l’éternité/Avremo per noi l’eternità…” suo il testo, della sua amica Marguerite Monnot lo spartito, la canzone avrebbe dovuto inciderla Yvette Giraud, ma quella sera, dopo una giornata passata in un abisso buio e gelato, senza più cuore, senza più anima, senza più lacrime, L’Hymne a l’amour lo canta lei.
Dieu réunit ceux qui s’aiment/Dio riunisce quelli che si amano…mentre la musica va a sfumare, Édith Piaf si lascia andare sul palco. Servirebbero due braccia forti per sostenerla, per tirarla su. Non due qualsiasi però. A inizio concerto aveva detto “questa sera canto solo per Marcel”, ma Marcel Cerdan non c’è. Non ci sarà mai più.
Il pubblico che a sentirla cantare aveva applaudito, si era commosso e aveva pianto, quando la vede accasciarsi sprofonda nel silenzio. Pochi secondi, le luci si accendono, qualcuno accorre e altre braccia la portano via.
Lo spettacolo è finito, andate in pace.
Édith
Padre girovago contorsionista, madre cantante di strada, dopo un paio di anni vissuti con una nonna materna che non la ama, non la cura e che pare le riempisse di vino il biberon, Édith Giovanna Gassion che solo anni dopo diventerà Édith Piaf, è affidata alla nonna paterna, cuoca in un bordello della Normandia. L’ambiente è quello che è, ma l’affetto non le manca. Quando si ammala di cheratite, nonna Louise la porta in pellegrinaggio a Lisieux per pregare insieme santa Teresa del Bambin Gesù. Per caso o per grazia ricevuta, la cheratite passa. Édith non dimenticherà e a santa Teresa sarà devota tutta la vita. Ha otto anni quando, nel 1923, il padre la riprende e la porta con sé, prima a Parigi, poi al seguito del circo Cairoli e infine, lasciato il circo, con lui a fare gli artisti girovaghi. Vita difficile, vita in cui anche Édith inizia a cantare. Per strada. Per raccogliere qualche spicciolo. Lei.
La vita corre
Il padre si risposa, Édith a 14 anni lo lascia, si accompagna con un’altra ragazzina, Simone Berteaut, e, insieme, iniziano a fare l’unica cosa che sanno fare: cantare e suonare in strada. A 17 anni, Louis Dupont è il primo uomo della sua vita e poco dopo nasce Marcelle Carolina. L’amore finisce presto, ma è più probabile che non ci sia mai stato. Édith canta dove capita. A Montmartre, Pigalle e Blanche c’è di tutto; malavita, prostituzione, alcolismo. La vita, anche quella di Édith, è sregolata, non può essere diversamente e la bambina è lasciata un po’ a sé stessa. Un po’ troppo. Il padre se la riprende, ma cambia poco o nulla; nel 1935, a soli due anni, una meningite fulminante si porta via la bambina. Édith è sensibile, fragile, disorientata, il dolore la stordisce, ma lei non lo lascia andare, lo interiorizza e lui gli rimarrà dentro per tutta la vita.
Nel 1935 però accade anche altro
Louis Leplée è un personaggio singolare, non necessariamente con molti amici. Dirige un locale vicino agli Champs Élysèes, il Gerny’s, cabaret, musica e pretese di eleganza. Leplée il suo mestiere lo conosce bene. Sa che per attrarre clienti bisogna offrire artisti e spettacoli sempre diversi, per questo ne cerca sempre e quando sparge la voce di una nuova audizione sono in tanti a presentarsi. Un giorno anche Édith si presenta, si mette in fila e aspetta il suo turno. Leplée ascolta, ma non gli basta. La fa cantare di nuovo. Sì, Leplée avrà anche pochi amici, ma il suo lavoro lo sa fare e decide all’istante: la scrittura. Édith canterà nel suo locale, ma non solo. La voce è sublime, ma Leplée sa che deve creare anche il personaggio; la vede, ci pensa, s’illumina e la battezza la Môme Piaf, passerotto in argot. Sarà così per sempre. Nel 1936 le fa incidere il primo disco, Les Mômes de la cloche, e la lancia. Il successo di Édith Piaf inizia così, ma Louis Leplée non lo vedrà; in un contesto che non sarà mai chiarito e la stessa Édith interrogata a lungo dalla polizia, il 6 aprile Leplée è assassinato in casa. Dopo un momento di sbandamento, la vita artistica di Édith riprende. Non la fermerà più nessuno.
Marcel
Sidi Bel Abbes, città di fondazione, Algeria del nord, seconda sponda francese, 1er Regiment Etrangere, Legio Patria Nostra, deserto. Sidi Bel Abbes, terra di conquista, di opportunità o forse solo di disperazione. Nel 1916, da genitori di origine spagnola, Marcelin nasce qui e nasce povero. Ha circa 8 anni quando la famiglia si trasferisce a Casablanca dove il padre insegue un nuovo lavoro per cercare di campare i cinque figli. A Casablanca il mondo cambia. Oltre alla scuola, oltre alla spiaggia e al mare, oltre alle partite di pallone, Marcel inizia a boxare, lo fanno tutti in famiglia e a insegnarli i primi rudimenti è proprio il padre. Diventato gestore di un locale, non solo il padre si veste da maestro di boxe per i figli, ma quando nel suo locale non si balla, allestisce un ring e ospita incontri. Su quel ring improvvisato Marcel odora per la prima volta il combattimento, il sudore acido, gli umori improvvisi, il sangue da sputare o da ingoiare. È su quel ring improvvisato che Marcel diventa grande e inizia ad andare incontro al suo destino. A 16 anni Marcel è un peso leggero, ma soprattutto è un pugile professionista. Il mondo sta per cambiare.
Le bombardier marocain
Il 4 novembre 1934 il suo primo match da professionista è in Marocco; sei riprese, vittoria ai punti. Dopo questo di incontri ce ne saranno altri quarantasette. Li vince tutti. Potenza, velocità, coraggio; per tutti, ormai, lui è le bombardier marocain. Marocco e Algeria gli diventano presto stretti, però. Bisogna pensare in grande. Il successo è sull’altra sponda, nella Francia metropolitana. Ospite di un amico del padre, Marcel si trasferisce a Perpignan e poi, dopo qualche mese di allenamento, a Parigi, dove esordisce nel gennaio del ’37. Cinque vittorie fulminanti segnano un suo viaggio di ritorno a Casablanca dove, il 21 febbraio del ’38, sconfigge il marocchino Omar Kouidri e si prende il titolo francese dei welter.
Il 3 giugno del ’39 è invece al Vigorelli di Milano, tempio del ciclismo prestato al pugilato. Davanti ha Saverio Tuminello, campione europeo detto la Pantera; in dodici riprese intense, Marcel si prende il titolo ai punti. Il pubblico di casa non gradisce, il Vigorelli diventa una bolgia e il team francese deve uscire di nascosto perché intorno è tutta una rissa. Campione francese, campione europeo, ora Marcel Cerdan può puntare dritto al titolo mondiale.
Nulla lo può fermare. Nulla tranne qualcosa di straordinario. Una guerra, ad esempio.
Édith Piaf e Marcel Cerdan attraversano la guerra come possono
Nella Francia occupata Édith Piaf è una diva, frequenta l’alta società e, ovviamente, anche i tedeschi. Altrettanto ovviamente tanto basta per farla sospettare e accusare di collaborazionismo. Édith è una donna libera, lo è sempre stata. È sempre lei a scegliere. È lei a scegliere di frequentare i bordelli di lusso dove si ritrovano gli ufficiali tedeschi, e lei a scegliere di lasciarsi andare allo champagne ed è sempre lei a scegliere da chi e quanto farsi amare. Anche in questo caso nessuna mezza misura. Beve molto e si fa amare molto, ma si innamora anche e nel 1944 sposa Yves Montand.
Nella Francia in guerra, Marcel Cerdan è richiamato in marina, ma è un fuoco fatuo. I tedeschi arrivano a Parigi in un battibaleno, la resa è inevitabile, lui è smobilitato, il sud diventa repubblica con il maresciallo Petain, mentre tutto il resto della Francia è territorio occupato. In questi anni Marcel combatte una ventina d’incontri e difende il titolo al Palais d’Hiver dove, il 30 settembre 1942, dopo sei riprese costringe lo spagnolo Jose Ferrer al ritiro. Con il titolo in tasca, Marcel scende dal ring e sale sul treno, direzione Marsiglia da dove s’imbarca per tornare a Casablanca. Qualche mese dopo si sposa con Marinette Lopez e quando, nel maggio del 43, l’Asse si arrende e la guerra in Nord Africa finisce, lui riprende a combattere a modo suo, sul ring, e contro chi c’è, in questo caso i militari dei tornei interalleati. Inutile dire che sbaraglia tutti. Poi la guerra finisce sul serio e tutto ricomincia.
Il ritorno dei vecchi sogni
Il 30 novembre l’inferno è finito solo da qualche mese quando Marcel, passato peso medio già dal torneo militare interalleato, vince per ko contro Assane Douf e si prende il titolo francese di categoria.
Il ring è la vita, ma non tutta la vita di Marcel è sul ring. C’è la famiglia a Casablanca, ma c’è anche altro e Parigi offre tanto. Il 7 luglio 1946 Marcel è al Club des Cinq a Montmartre, in cartellone un concerto di Édith Piaf. È qui che si incontrano per la prima volta. Incontro fugace, qualcuno li presenta, forse capiscono subito, forse è vero che l’attrazione ha bisogno solo di pochi secondi, forse quella notte non pensano né al passato e né al futuro. Quella notte è solo un eterno presente e nessuno dei due può ancora immaginare cosa diventeranno.
Édith ha appena lasciato Yves Montand, da cui divorzierà l’anno seguente. È sempre stata una donna libera, ora lo è ancora di più, così come è sempre più una diva internazionale.
Il 3 febbraio ‘47, al Palais d’Hiver, circa 20.000 spettatori si aspettano un grande spettacolo. In effetti lo spettacolo ci sarà, solo che dura poco. A Marcel bastano 116 secondi per mandare al tappeto il belga Lion Fouquet. Altri 10 secondi per contarlo, l’incontro finisce lì e Marcel alza anche la cintura del titolo europeo.
Il sogno mai sopito di Marcel Cerdan torna con la forza dei suoi pugni. La strada per il titolo mondiale è in salita, ma lui non ha paura di nulla.
Tutto passa per New York
Successo, pubblico, sfida, passione, amore.
Con il tripudio di pubblico e critica, nei primi mesi del 1948 il Versailles di Broadway registra ogni sera il tutto esaurito; a New York nessuno vuole perdersi un concerto di Édith Piaf.
New York però non è solo grande spettacolo. New York è anche la grande boxe.
Il 12 marzo, al Madison Square Garden, Marcel Cerdan incontra e batte in otto riprese il texano Lavern Roach. Il pubblico è rumoroso ma lì, seduta in prima fila, Édith guarda rapita e di quello che le accade intorno sembra non sentire e non vedere nulla. Lei ha occhi solo per lui, per Marcel.
La passione li ha già travolti e loro non nascondono nulla. Il 17 rientrano insieme a Parigi e il 18 vanno a stare all’Hotel Claridge. Nessuna finzione, nessun sotterfugio.
Il 23 maggio del 1948 il belga Cyrille Delannoit batte Marcel e gli porta via il titolo europeo, Édith quel giorno non c’era, ma ci sarà il 10 luglio quando Marcel il titolo se lo va a riprendere a casa del belga, a Bruxelles. Talmente vuole esserci che Édith ha ritardato di un giorno la sua partenza. Dal 14 al 20 agosto sono insieme ad Anet dove Marcel si allena, il 21 rientrano a Parigi e lui va a stare a casa di Édith poi, uno il 24 e l’altra il 26, partono per gli Stati Uniti. Il sogno del titolo mondiale preme e Marcel è lì che se lo deve andare a prendere.
Campione del Mondo
Marcel si allena a Loch Sheldrake ed Édith, dal 28 agosto al 3 settembre, in incognito, ma è con lui. Così come, con il cuore che batte forte come i pugni del suo amore, Edith è nuovamente in prima fila il 21 settembre al Roosevelt Stadium di Jersey City. Davanti a Marcel c‘è il coriaceo Tony Zale; resiste undici round, poi abbandona.
Il sogno è suo. Marcel Cerdan, il ragazzino che girava scalzo tra i legionari in libera uscita di Sidi Bel Abbes, il ragazzino che a 8 anni tirava pugni sul ring improvvisato nel locale del padre, è il campione del mondo dei pesi medi.
Una vita così
Il 30 settembre Marcel rientra a Parigi, mentre Édith rimane a New York. La loro vita è così; passione, arrivi, partenze, lontananze e anche un patto chiaro. Marcel è sposato e ha tre figli. La loro relazione è su tutti i giornali, ma con Édith lui è stato chiaro sin dal primo momento: non lascerà mai la famiglia. Giusto o sbagliato sono categorie soggettive; questo è il loro amore, questo è il loro gioco e a loro sta bene così. Altri giudizi non sono richiesti.
Il 1948 finisce così, con Marcel campione del mondo e con i suoi viaggi a New York per raggiungere Édith, impegnata con gli spettacoli al Versailles.
Quando i giornalisti chiedono a Édith della sua relazione con Marcel, lei non fatica a dire “Marcel non divorzierà mai. Se io dovessi strappare un uomo alla sua casa, ai suoi figli, non potrei più dormire, non potrei vivere. Se dovessi separare Marcel dalla sua famiglia, mi ucciderei. È impossibile che degli innocenti debbano pagare. Io lo so, noi lo sappiamo che ci troviamo in una situazione sfortunata. Se Marcel non avesse avuto figli sarebbe stato diverso: una donna contro una donna, ad armi pari. Ma non è questo il caso”.
La grande sfida
Il 29 marzo ’49, a Londra, Marcel difende con successo il titolo contro Dirck Turpin, e anche questa volta Édith è con lui. Archiviata la pratica europea, il prossimo appuntamento è fissato per il 16 giugno.
L’appuntamento si chiama Jake la Motta, lui è il Toro del Bronx che lo sfida per togliergli il titolo mondiale che ha appena confermato. L’appuntamento è fissato Marcel per il 16 giugno a Detroit. Jake La Motta ha una fama che lo precede, è uno dei più forti sulla piazza e per affrontarlo al meglio Marcel andrà ad allenarsi per cinque settimane a Loch Sheldrake. Édith annulla alcune date di suoi concerti per seguirlo, viaggiano insieme sul transatlantico Île de France, viaggiano insieme e lei rimarrà con Marcel anche per alcuni giorni dopo, fino a quando le date newyorkesi non la costringono a rientrare per riprendere i concerti al Versailles già fissati per tutto l’anno.
Il 16 giugno al Briggs Stadium di Detroit, mentre sul ring è battaglia, Édith non c’è. Al primo round Marcel rimedia una spalla slogata, potrebbe fermarsi, ma non lo fa, lui è le bombardier marocain e combatte. Combatte fino al nono round, poi i secondi lo fermano. Jake la Motta è il nuovo campione del mondo, lui ha perso il titolo, ma non la dignità.
Prima di tornare a Parigi fa tappa a New York. Il titolo lo ha perso, la passione per Édith neanche un po’.
Ultimo atto
La sfida con Jake La Motta non è finita però. La rivincita è fissata per ottobre e dal 25 agosto Marcel è nuovamente a Loch Sheldrake per allenarsi. Accade l’imprevisto però, un imprevisto anche abbastanza chiacchierato per le diverse influenze che in quegli anni condizionavano la boxe americana. Jake La Motta accusa un infortunio e dà forfait, la sfida è rinviata al 2 dicembre al Madison Square Garden di New York. Marcel rientra a Casablanca, Édith rimane a New York per gli spettacoli.
Sembra una partenza normale, ma non lo è. Non lo è se hai la passione che ti brucia dentro. Si mancano, si sentono, si scrivono, si aspettano. Poi arriva il giorno in cui non ce la fanno più ad aspettarsi.
“Ti amo così profondamente da esserne ossessionata giorno e notte. Vieni a interrompere le mie angosce e sarò interamente tua”. Così lei gli scrive. Gli dice di sbrigarsi, di prendere l’aereo perché se partisse in nave le potrebbe morire per l’attesa. L’amore brucia corpo e anima. Marcel non resiste. Il 27 ottobre all’aeroporto di Orly s’imbarca su un Lockheed Constellation di Air France, destinazione New York. Tra lui ed Édith si sono solo qualche ora di volo, uno scalo tecnico alle Azzorre e un oceano piatto. Piatto tranne un picco che svetta per mille metri sull’isola di São Miguel. Alle 2.51 del 28 ottobre il pilota comunica alla torre di controllo di Vila do Porto che è in rotta di avvicinamento. Poi più nulla.
La sfida di Marcel Cerdan finisce così, in una notte di ottobre, bruciata nello schianto di un aereo che doveva portarlo dal suo amore. I soccorritori impiegheranno ore per raggiungere i resti dell’aereo sul Pico Rodondo. Dei 48 a bordo nessuno è sopravvissuto.
La vita oltre
Una settimana dopo, a Casablanca, migliaia e migliaia di persone seguono il feretro di Marcel e partecipano al funerale. Le bombardier marocain mancherà a tutti. Oggi Marcel Cerdan riposa nel cimitero di Perpignan.
Édith Piaf avrà una vita intesa, molti altri uomini, non sempre sarà felice, ma non dimenticherà mai Marcel e sarà per sempre vicina alla moglie e ai tre figli, diventandone una sorta di nume tutelare.
L’amore non smette mai di stupire.
Stravolta e dilaniata dal dolore, la sera del 28 ottobre al Versailles, Édith cantò solo per Marcel.
Mi piace pensare che lo abbia fatto anche tutte le altre volte, a New York o ovunque fosse nel mondo.
Mi piace pensare che mai altre braccia le abbiano dato lo stesso fuoco che le seppero dare quelle di Marcel.
Soprattutto, mi piace pensare che mai altre braccia le abbiano dato la stessa pace dai demoni che si portava dentro.