Statuto Football Club, celebra alla vecchia maniera il calcio più amato, quello delle gradinate, della passione, tra musica e pallone, quello de “La leva calcistica del 68′” e di Ligabue, in un album che ripropone alla sua maniera, vintage, ma stilosa, il nuovo percorso di una band protagonista dello ska italiano. Gli Statuto portano le lancette dell’orologio indietro nel tempo, tra le sigle calcistiche di una televisione veramente sportiva, un colpo di testa di Pulici e il loro viaggio nel tifo granata, fatto di puro divertimento e aggregazione. Se nel 1988 pubblicavano la loro “Ragazzo Ultrà” ed oggi ci si interroga se il calcio sia diventato solo business, significa che i ragazzi torinesi portano avanti ancora oggi i veri valori della socialità e della partecipazione. Un inno mods, tra profumo di cuoio ed erba del campo, non nostalgico, ma pregno di sound e sana euforia, per i devoti che ancora oggi tra radioline, schedina e il panino allo stadio pensano che il calcio sia ancora lo sport più bello del mondo. Con noi, protagonista in questo salto nell’old football, Oscar “oSKAr” Giammarinaro degli Statuto.
Statuto Football Club, con un termine calcistico, come definirete questo vostro ultimo album?
Gli ottavi di finale di un campionato mondiale dove giocano veramente le migliori otto squadre del mondo, in questo caso le otto migliori canzoni che rappresentano al meglio il calcio nella storia della musica italiana.
Dagli anni Ottanta, sino ad oggi. Come avete visto modificare e cambiare il calcio e anche il concetto di tifo intorno a voi?
La sudditanza alla TV ha diminuito l’importanza e anche la voglia di tifare attivamente per la propria squadra. Il calcio “spezzatino” ha cancellato i riti della domenica pomeriggio, che fossero famigliari o popolari, nel vivere il calcio come forma di aggregazione, condivisione e appartenenza. La maggior parte degli appassionati tifava per la squadra della propria città e la partita aveva una preparazione quotidiana che veniva suggellata dalla partita domenicale, sia per i tifosi organizzati e ultras (come noi) che per quelli semplici, ma fedeli e partecipi. Era un calcio in cui potevano vincere anche Fiorentina, Cagliari, Toro e Verona e non solo le solite squadre e ogni città poteva sognare traguardi importanti e vetrine prestigiose.
Nell’album ci sono brani di diverso arco temporale, ad esempio “La leva calcistica del 68”. o “Un’estate italiana “di mondiali di Italia 90′. Come tifosi e sportivi, c’è un periodo del calcio a cui siete particolarmente affezionati?
Sicuramente il calcio degli anni ’70 e inizio ’80. Calcio a misura d’uomo, squadre con calciatori dalla forte identità, undici titolari fissi riconoscibili non dal nome sulle spalle (dove campeggiavano solo i numeri da 1 a 11 e con profondi significati non solo tattici) ma dal loro stile e dalle loro movenze in campo. Un tutt’uno con i tifosi, presenti ovunque in massa, senza biglietti nominali e inaccettabili “tessere del tifoso”. Trasferte oceaniche con panini e spontaneità senza fini di lucro. Allora un papà poteva decidere anche all’ultimo di prendere il proprio figlio e portarlo allo stadio a vedere la squadra della propria città in una bella giornata d sole. Oggi bisogna controllare in quale giorno ha chiuso il circuito di vendita online e se la vendita è “libera”. Il calcio è sempre stato del Popolo e, alla lunga, ritornerà ad esserlo.
Da sempre siete legati al Torino e ai suoi colori. Cosa significa per voi, essere tifosi granata?
Essere dalla parte giusta. Per noi l’unica cosa che conta non è vincere ma “essere”. La nostra è una fede che nasce da un dolore immenso, quello della tragedia di Superga, non vissuto ma tramandato dai nostri nonni e genitori. Un senso di assoluto orgoglio e totale appartenenza a una storia unica al mondo, più forte del destino e di qualsiasi avversità. Prima dei trofei non possiamo annoverare uomini meravigliosi come tutto il Grande Torino, Meroni, Ferrini, il Toro campione del ’76 con in testa colui che meglio di chiunque altro è il senso di Toro: Paolino Pulici.
Noi abbiamo già vinto avendo scelto il Toro!
Il calcio deve esser soprattutto aggregazione, socialità e divertimento. Come artisti e musicisti come ci si riesce a far passare questo messaggio?
Raccontando nelle nostre canzoni ciò che viviamo con la nostra passione. Il calcio è lo spettacolo più bello del mondo, è tifo e passione. Chi ci conosce mi vede sempre in curva, vede il nostro striscione MODS allo stadio e constata la credibilità della nostra passione. E poi il calcio continuo anche a giocarlo, con la Nazionale Italiana Cantanti, un esempio di concreta e preziosa solidarietà, affermata in decenni con prestigiosi artisti e iniziative sportive benefiche memorabili, un connubio perfetto tra calcio e musica. Proprio come il nostro “Statuto Football Club”.