Trent’anni or sono (N.d.R: l’articolo è del 1969), nel 1938 i Cantieri Baglietto di Varazze varavano un motoscafo tutto “particolare” sia per il servizio cui era destinato che per la sua costruzione. Lungo m. 18, capace di contenere a bordo venticinque persone, dotato di ogni raffinato confort; posateria d’argento, soffici poltrone, preziosa cristalleria, finissimo tovagliame, rifornita cambusa, una stazione-radio trasmittente e ricevente delle più perfezionate e costruito con quella genialità che è sempre stata la prerogativa del notissimo cantiere ligure. La Motori Marini-Carraro di Milano donò i 2 motori a benzina della potenza ciascuno di 320 HP, che gli imprimevano una velocità di 28 nodi. Malgrado il dono del mezzo propulsore, il costo dello stupendo fuori serie nautico raggiunse la cifra – assai cospicua per allora – di 1 milione e mezzo.
M.E.91
Dopo il tradizionale rito battesimale – che in luogo del nome gli impose la sigla M.E.91 come si usa per le imbarcazioni minori della Marina da Guerra – e dopo il collaudo eseguito percorrendo lungamente il Mar Tirreno, il lussuoso motoscafo uscito dai Cantieri Baglietto, ancora fresco di vernice, venne ancorato nella darsena del Palazzo Reale di Napoli, a disposizione dei Savoia e particolarmente del Principe Umberto di Piemonte.

Ebbero così inizio per l’M.E.91 vicende strettamente collegate alla storia d’Italia.
Dal molo San Vincenzo ove dondolava oziosamente, di quando in quando partiva per visitare il golfo con a bordo importanti personaggi dl momento come il Re Vittorio Emanuele III, il Duca e la Duchessa di Kent, il principe Paolo, reggente di Jugoslavia, Horty d’Ungheria, Hitler e via dicendo. Con l’occupazione alleata nel settembre 1943 il motoscafo venne requisito dall’ammiraglio Morse. L’equipaggio italiano (nostromo e marinai) venne sostituito da elementi alleati, mentre i due motoristi italiani venivano lasciati al loro posto. Nessuna imbarcazione anglo-americana del genere superava in potenza e bellezza la nostra che, 48 ore dopo la requisizione, divenne unità da guerra, quale mezzo di sbarco delle avanguardie.
Il 22 settembre, con mare in tempesta, l’M.E.91 fece rotta per Salerno, attraccando sottobordo della nave ammiraglia. Nel tragitto si ebbe l’unico incidente che gli fosse mai capitato: un’ondata distrusse parte della cabina, riparata prontamente sulle banchine di Salerno che godevano dell’immunità bellica. Presto riprese il mare per la prima occupazione effettiva della zona costiera di Napoli, seguito a distanza da una formazione navale e con a bordo il comando in capo delle forze di occupazione in Italia, e sbarcò felicemente truppe a Sorrento. Ripeté poi l’operazione con altre forze a Castellammare e a Torre Annunziata.
Le Quattro Giornate di Napoli
Erano in epico e pieno svolgimento le eroiche quattro giornate di Napoli, con la sollevazione popolare contro l’oppressione nazista. Mentre il 1° ottobre le truppe liberatrici penetravano alla periferia della città, l’imbarcazione italiana, entrata arditamente nel porto, si affiancava al molo Santa Lucia, scaricando in un baleno uomini e armi e prendendo così parte attivissima e preziosa alla liberazione della valorosa città partenopea.

Una storia inglese
Il Re d’Inghilterra passò in rivista le forze navali da bordo dell’ex M.E.91 con gli ammiragli Cunningham e Morse e i generali Alexander e Clark, mentre tutto il Golfo di Napoli era pavesato con i colori dell’Union Jack. Nel luglio 1944 improvvisamente arrivò a Napoli Winston Churchill. La “Lancia Ammiraglia” per l’occasione tornò alla sua originale destinazione del diporto, restando per 15 giorni a disposizione del premier britannico che apparentemente se ne servì per divertimento ad Ischia, Capri, Procida.
Il ritorno alla Bandiera
Nove mesi dopo l’equipaggio italiano fu riammesso sulla motolancia ammiraglia e riapparve sulle murate la sigla M.E.91. L’ammirato motoscafo costruito a Varazze, riprendeva il suo posto alla darsena di San Vincenzo, per passare con la fine dell’estate del 1948 al servizio dell’allora Presidente della Repubblica S.E. Luigi Einaudi. Cosi l’M.E.91 dopo aver avuto a bordo monarchi e dittatori, ammiragli e generali, al suo decimo anno di vita riprendeva la funzione di mezzo da diporto al servizio del Capo dello Stato per cui era stato costruito dai Cantieri Baglietto.
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