Celio. Playground Davide Ancilotto, ragazzo veneziano del basket, ma adottato da Roma. Un talento andato via troppo presto.
Il playground del Celio è dedicato a lui e a vedere i ragazzi che lì si ritrovano e si sfidano mentre si passsano palla, idee e sentimento, c’è da pensare che non tutto sia stato vano.
È denso di energia il playground. Energia creativa. Artisti, rapper, innovatori di ritmo e sentimenti: sono loro che incontriamo un sabato mattina per farci raccontare di tiri da tre punti, di sogni, di sfide vinte e di quelle ancora da giocare.
Giovani come sono, ne hanno veramente tante davanti e c’è da giurare che con nessuna si tireranno indietro.
Tutti dicono che nel campetto – suona meglio chiamarlo così – si gioca, certo, ci si diverte, ovvio, ma accade anche tanto altro. Accade che si imparino cose. Si imparano regole, si impara a rispettarle e anche a riscriverle se serve.
Nel campetto si parla tanto, circolano idee in libertà, si raccolgono suggestioni che spesso diventano arte.
Il campetto è una storia di Roma Sport Sociale perché l’inclusione, il rispetto, la dignità e persino il coraggio sono un tiro da tre punti.
Uno di quelli visti fare un sabato mattina al playgrong (pardon, campetto) Davide Ancilotto al Celio.
NBA. Quando i nomi sono un destino – 2
La seconda parte del nostro viaggio non convenzionale dentro il campionato NBA raccontato attraverso i nomi delle squadre, nomi che sono identità e sfide, spesso scelti con una partecipazione corale dei tifosi chiamati a suggerirli e poi a sceglierli. Anche questo un aspetto di un NBA che non finisce mai di stupire.