Quella di Heinz Stücke è una storia d’amore.
Non nei confronti di una persona o un luogo, ma verso la vita.
Una vita che vuole piena, appagante e soprattutto diversa da quella che gli faceva intravedere la sua asfissiante cittadina tedesca e il suo altrettanto asfissiante lavoro in fabbrica.
È così che decide di andare via. In bicicletta. Parte e non smetterà più di pedalare, almeno non per 50 anni.
1962
È il 1962 quando Heinz Stücke lascia Hövelhof. Ha 22 anni, in tasca solo 300 dollari, ma non se ne cura, ha fiducia in sé stesso e si mette in viaggio. Le borse pesano e in bicicletta può portarsi solo lo stretto necessario: una tenda, la macchina fotografica, nessun libro, ma tante cartine.
L’avventura inizia così e durerà una vita. Un’avventura di cui lui prende scrupolosamente nota sui suoi diari e di cui ferma gli attimi scattando migliaia e migliaia di fotografie. Sono proprio queste che lo aiuteranno a vivere; alcune sono sattate per suo ricordo, ma tante altre diventano materiale di scanbio e valuta pregiata, buona in ogni parte del mondo.
Il figlio del carpentiere
Quali possibilità ha negli anni ’50, il figlio di un carpentiere con pochi soldi e poca istruzione? Heinz va a lavorare in fabbrica, ma durante le pause si chiude nel bagno e studia inglese da autodidatta. È in questo periodo che inizia a fare attenzione alle storie di uomini che devidono di tagliare i ponti, di lasciare tutto e partire per vivere avventure ovunque li porti la strada.
Se possono farcela loro, allora anche io.
Questo inizia a pensare Heinz Stücke.
Heinz risponde alla chiamata
Con “solo” un sogno, si mette in viaggio; sente che la strada lo chiama e che lui non può fare altro che rispondere.
Heinz racconta come i primi anni avesse una certa idea dei paesi che voleva visitare, ma poi la strada semplicemente gli si srotolava in mente, come se gli si disponesse davanti da sola, per portarlo in ogni angolo del mondo.
Ogni volta che arriva in un paese aggiunge la bandiera sulla placca che porta sul retro della biciletta, come se fosse un biglietto da visita.
Una bicicletta per passaporto
La bicicletta diventa il passaporto del ragazzo tedesco.
Ovunque arrivava non aveva bisogno di presentarsi; al solo vederlo in sella con quei suoi fardelli, tutti erano naturalmente attratti e incuriositi da lui.
Se non avessi avuto la bicicletta sarei stato un uomo qualunque. Proprio così pensa Heinz.
In effetti Heinz Stücke è molto più di un uomo comune.
Un testimone
Heinz è un testimone della storia, non rimane passivo davanti alla realtà che lo circonda, ma la prende tra le sue mani.Anche quando la realtà gli fa brutti scherzi. Come quando è assalito violentemente a Cape Town, malmenato da soldati egiziani fino a perdere coscienza o attaccato da animali e persino sciami di api.
Non sono solo le strade che gli si srotolano davanti, ma è la Storia che gli scorre accanto. Lo capisce bene quando assiste alla caduta del Muro, ma anche quando tocca con mano il cambiamento climatico che gli fa percepire diversamente le stagioni. Il mondo quindi gli cambia intorno, ma quando gli propone di passare dal carteco al digitale, lui si stoene strette le sue vecchie cartine.
Obiettivo 50
Heinz mantiene i contatti con la famiglia, ma ogni volta che gli chiedono di fermarsi e di rientrare, lui trova sempre un motivo per non farlo e per continuare a pedalare: una volta battere il record di Marco Polo, un’altra toccare ogni nazione al mondo, fino a quando l’obiettivo perentorio diventa Voglio girare il mondo per 50 anni.
5 novembre 2012
Heinz è nel Sud della Cina, è il suo anniversario di viaggio, il limite che si è posto.
“Ma perché non continuare fino alla fine dell’anno?”, si domanda. In fondo è lui a decidere e così fa.
Il 31 dicembre 2012, è in Cambogia.
Il viaggio non può finire qui, pensa ancora.
A marzo è a Bangkok, dove ha un volo di ritorno.
Ritorno ad Hövelhof
Dopo 50 anni in sella alle due ruote, Heinz Stücke conclude il suo viaggio.
Hövelhof lo accoglie a braccia aperte. Gli amici di una volta, anche loro ormai invecchiati, aspettano con ansia di vederlo e di farsi raccontare la vita incredibile che ha voluto vivere.
The man who wanted to see it all
Il ritorno a casa di Stücke fa da sfondo al documentario di Netflix The man who wanted to see it all.
È qui che Heinz fa entrare lo spettatore a casa sua, mentre prepara il materiale per la mostra che gli vogliono dedicare.
Da ogni parte del mondo, vecchi amici o semplici conoscenti gli mandano oggetti, cartoline, foto, lettere che documentano il passaggio di un personaggio che non può essere dimenticato così semplicemente.
Così insieme ad Heinz ripercorriamo il suo viaggio, trovandolo cambiato ad ogni immagine, così come il paesaggio che lo circonda. Le mani anziane sfogliano le carte su cui ha segnato le rotte seguite negli anni, lo vediamo commuoversi al ricordo di alcuni incontri e delle notti passate in tenda, che fossero in un campo allestito o sotto le rovine di Machu Picchu.
Lo vediamo ridere in tenda o mentre fa un bagno in una vasca nel pieno di un campo.
Ciò che non cambia mai, però, è la luce negli occhi dell’uomo che, in effetti, quasi tutto, l’ha visto veramente.