“Ascolta, Non indietreggiare sempre, aspetta che metta il gancio sinistro e poi rimani lì, metti altri due colpi”.
A volte basta una valutazione sbagliata e il consiglio che ne consegue per mandare a monte il lavoro di una vita.
È così che si può far scomparire un atleta definitivamente dai riflettori e dalla gloria e con lui, il suo nome.
Il match più bello degli ultimi anni ha offerto anche questo, l’errore del Maestro.
… che per il pugile è Dio.
Quando l’ho sentito ho stentato a crederci, anzi, ho pensato di aver capito male.
Capisco bene l’inglese, ma non è la mia lingua, per cui ho pensato di aver frainteso. Ripetendomi la frase nella mente, però, tutto sembrava giusto, soprattutto il “… rimani lì” che era ciò a cui non potevo proprio credere.
Serrano vs Taylor
Adesso, per spiegare bene perché Serrano ha colpi più duri e Taylor meno, bisogna guardare i piedi, chi è più esperto noterà anche le gambe e la rotazione del busto e delle spalle.
Il piede anteriore di Serrano è completamente poggiato per terra, quello di Taylor ha il tallone appena sollevato, differenza abissale ai fini dell’espressione della potenza.
Per tagliare corto, se uno è più potente e l’altro più rapido, l’errore imperdonabile è chiedere al più rapido di fermarsi a scambiare colpi con uno che picchia più forte. Quello che picchia più forte è allenato a fare quello e quello fa da sempre.
Colpi che non si vedono
Taylor stava dominando, colpiva duro con una velocità impressionante, i suoi colpi non si vedono, si capiscono un attimo dopo, quando la testa dell’avversario schizza all’indietro improvvisamente.
La sua boxe, leggera sulle gambe e pesante nelle mani è stato l’enigma che nessun avversario precedente è riuscito a risolvere. È così che Volante, Connor, Meinke e Gentili sono finiti a tappeto. Ed è così che Taylor non ha dato il permesso di farsi sconfiggere a nessuno in tutta la sua carriera e allora mi chiedo: per quale motivo se la strategia è perfetta, cambiarla?
Il Maestro
Il pugile però deve fare quello che il Maestro gli chiede di fare e Ross Enamait, il suo maestro, ha detto a Taylor: “non indietreggiare, rimani lì”.
Il suo pugile l’ha fatto, purtroppo, ed è così che ha iniziato a prendere colpi che prima non prendeva e nella boxe. Colpi come quelli sono accompagnati da un bel pacco di sfiducia in se stessi, una grande confusione che scombina ogni piano e un’iniezione di rigidità muscolare. In un match al Madison Square Garden di New York, con ventimila paganti e tutto il mondo con gli occhi puntati su di te, e che crede in te, e sa che non puoi perdere, questo aumenta le tue enormi responsabilità. Se già ne sei carico, come indubbiamente lo sei, una responsabilità così grande in più, è motivo di angoscia.
Novanta secondi
Sotto i colpi di Serrano le gambe di Taylor si irrigidiscono, Taylor perde una delle sue migliori qualità, la mobilità, si muove sul ring come un bamboccio con le gambe di legno, due bastoni secchi. Taylor continua a rispondere agli attacchi di Serrano e a piegare il busto per evitare altri pugni, un po’ ci riesce, ma non abbastanza. I ventimila del Madison Square Garden e i milioni incollati davanti alle tv hanno il cuore in gola.
Taylor non rimarrà in piedi per altri novanta secondi… non può farcela, nessuno ci crede.
In quei novanta secondi le budella mi si stringono, ho la mascella serrata e ogni secondo sembra un quarto d’ora.
Guardo il timer in basso sullo schermo, segna ancora diciotto secondi, in diciotto secondi su un ring può succedere qualsiasi cosa, in quelle condizioni può succedere solo il peggio.
Vedo le gambe di Taylor barcollare, si sentono i tre colpi che avvisano che mancano dieci secondi alla fine del round, trattengo il respiro…
La campana suona, le budella mi si allentano.
Guardo Taylor negli occhi, è consapevole della drammaticità del momento, ha solo sessanta secondi prima di ricaricare e tornare in guerra.
Non riesco a sentire cosa dice il suo coach (o forse non voglio sentirlo) sono concentrato sui suoi occhi, voglio capire se ce la fa, allo stesso tempo penso a Serrano e a quanto boxa meglio dell’ultimo suo match, boxa ad un livello più alto sia tecnico che tattico. Ha una tenuta mentale forte, è intelligente, è paziente, sono doti rare, specie quando si combatte.
Suona la campana, Taylor si alza, le gambe sono sempre rigide, meno di prima.
La quinta ripresa, dove tutti temevano il peggio, passa; con angoscia ma passa.
Dalla sesta in poi le gambe di Taylor sembrano rigenerate, o nuove di fabbrica, ricomincia a muoversi morbida, le ginocchia hanno ripreso a funzionare e i bastoni secchi si piegano elastici come rami verdi.
Colpo su colpo
Colpo su colpo, punto su punto e ripresa dopo ripresa Taylor scala la sua montagna, Serrano mantiene il ritmo sempre ad altissimi livelli, non è domabile, Taylor però gli tiene testa e mette a segno colpi bellissimi, ha ripreso anche la lucidità e velocità i colpi sono puliti ed imprevedibili, con traiettorie perfette.
Si arriva alla fine della penultima ripresa che il match sembra quasi un colossal cinematografico costruito ad arte, il punteggio è praticamente pari, la boxe è bellissima, i due atleti sono in una forma stratosferica. Ci vuole davvero una forza di volontà assurda per sostenere un match di questa intensità. All’angolo di Serrano sono preoccupati, a quello di Taylor concitati.
Suona la campana d’inizio dell’ultima ripresa.
Sono gli ultimi tre minuti in cui si giocano tutto: il loro posto sul podio della boxe mondiale, quello dove brilla un’unica stella in cielo, c’è in palio tutta una vita.
Taylor e Serrano partono ad un ritmo pazzesco, insostenibile per chiunque, inumano, se si pensa che è da più di mezz’ora che combattono. Non c’è più strategia, non c’è più tecnica, i pugili sono piantati con i piedi in terra e si scambiano una quantità di pugni che non si riesce più a contare, molti vanno a vuoto, ma alcuni centrano il bersaglio.
Tutti in piedi
Al Madison Square Garden sono tutti in piedi, Eddie Hearns, che di solito è elegante, educato e composto, salta su dalla sua sedia e sbraccia. Al centro del ring è una guerra tra due giganti che si prendono a ganci destri e sinistri, basta uno di quei colpi terribili tirati a caso per far finire tutto, non è questo il pugilato che mi piace, fatto di sbracciate e movimenti scomposti, ma lo capisco, mi rendo conto di cosa è scattato nelle loro teste.
Tutti e due vogliono vincere, nessuno è disposto a cedere il posto, la loro determinazione è unica al mondo, sono disposti a sacrificare la vita in cambio di questo match, perché la loro vita è questo ed è rimasta solo una manciata di secondi per dimostrare di essere il migliore.
I due pugili legano, l’arbitro grida “Break!”, li divide, ma l’attimo dopo sono di nuovo uno addosso all’altro, si colpiscono con tutta la forza che hanno in corpo, si sbilanciano come non hanno mai fatto e nel pieno di questa sanguinosa battaglia, sembra improvviso il suono della campana.
In delirio
Il pubblico è in delirio, prova un misto di incredulità e di rispetto di fronte allo spettacolo a cui ha assistito, scommetterei che hanno i brividi.
Viene inquadrata una donna molto bella ed elegante in seconda o terza fila che a giudicare dallo sguardo non riesce a capire lei stessa cosa sta provando, è ancora confusa, sembra sconvolta, ma è certo rivedrebbe uno spettacolo del genere altre mille volte.
Ai due angoli il team di ogni pugile è convinto della propria vittoria, il verdetto, per un match di questo livello, combattuto in questo modo, con tutti quei milioni di dollari in palio e un posto per il vincitore nel cielo mondiale della boxe dove il suo nome e le sue gesta brilleranno per sempre è un compito difficilissimo per gli addetti ai lavori.
Risalire la china
Provo a fare i conti. Non riesco a sbilanciarmi verso uno o l’altro pugile, hanno caratteristiche diverse, i punti, in base alle riprese, sono difficilissimi da interpretare e non si può andare a simpatia. Si potrebbe dare un “pari”, ma pensandoci bene uno dei pugili, a mio parere, ha fatto una cosa straordinaria che solo un vero campione può fare: risalire la china dopo essere quasi precipitato e morto in un burrone.
Mi riferisco al momento di terribile difficoltà di Taylor e alla sua scalata nelle riprese successive con Serrano che non mollava mai.
“...and still…“
Arriva il verdetto, il ring announcer con il suo vocione impostato declama i punteggi e alla fine dice: “… and still…” e su “still” mi emoziono come mi succede poche volte nella vita.
Guardo gli occhi di Taylor, non sono più cupi e vacui, ma brillano, poi si inumidiscono e sul suo viso si apre un sorriso che è come l’alba del primo giorno del mondo, dove esplode la bellezza nuda e cruda dell’universo e quando una donna ha quegli occhi e quel sorriso che emerge dall’anima, è la donna più bella del mondo.
Vorrei ringraziare Amanda Serrano per tante cose
La ringrazio per il suo coraggio, per la sua eleganza che fa sembrare la boxe uno sport per danzatori, o artisti che si esprimono con il movimento del corpo.
La ringrazio per la sua classe, l’educazione sportiva e l’amore immenso per il pugilato.
Non ho parole per descrivere quanto ha fatto per portare il pugilato femminile ad un livello a volte più alto di quello maschile.
Sono sicuro che dopo questo match la boxe femminile cambierà per sempre.