Il 20 luglio 1984 una notizia sconvolse i podisti, specialmente quelli a bassa velocità, oserei dire principalmente i tapascioni, come dicevano in gergo allora: James Fixx, podista scrittore più conosciuto al mondo, artefice di una vera rivoluzione silenziosa, nato a New York nel 1932 e noto a tutti noi come Jim, muore per infarto, a soli 52 anni.
Erano i tempi che la corsa si stava affermando in tutto il mondo, le maratone e alcune mezze vedevano crescere il numero di finishers in maniera esponenziale. Indubbiamente colui che aveva maggiormente contribuito a spiegare il fenomeno della corsa e gli straordinari benefici alla salute che ne derivavano era Fixx.
Il genio, la corsa, il successo
James Fixx, da giovane laureato, era un socio del Mensa club, che riuniva le persone con il più alto quoziente d’intelligenza e aveva pubblicato tre libri di quiz enigmistici di grande difficoltà.
Nel 1967, a 35 anni, iniziò a correre e fu un amore a prima vista.
Il motivo era abbastanza comune a tanti; era in netto sovrappeso e fumava due pacchetti di sigarette al giorno.
Ogni mese puntualmente verificava quanto era calato di peso e quante sigarette in meno al giorno fumava. Quando dieci anni dopo pubblicò il suo primo libro sulla corsa, nel 1977, era dimagrito di 30 chili e aveva smesso di fumare.
Il titolo era The complete book of running, ne vendette un milione di copie e per undici settimane fu il libro più venduto negli States, cosa che lo fece diventare ricco.
In Italia, edito da Sonzogno, uscì con il titolo Il libro della corsa e lo comprammo in molti.
Il grande divulgatore
Ovviamente dopo la sua dipartita, tutti dicevano che Fixx era stato l’inventore del jogging, ma questo non era assolutamente vero. Probabilmente era sicuramente colui che aveva contribuito maggiormente a lanciarlo nell’etere, specialmente degli sportivi con minore attitudine a fare sport in generale.
Quello che è certo è che dopo la sua morte per infarto, i tanti detrattori della corsa, in particolare gli automobilisti infastiditi dai pochi minuti di attesa a un bivio in occasione di qualche gara podistica, iniziarono a dire “Ve lo avevo detto che la corsa fa male!”. E il fatto che colui che aveva propagandato che la corsa aerobica era la difesa più importante contro l’infarto, fosse deceduto, proprio durante la corsa, per infarto fulminante, sembrava un evidente controsenso.
Non venne considerato il fattore ereditario, dato che James Fixx aveva avuto il papà Calvin, redattore del settimanale “Time”, che aveva avuto un primo infarto a 34 anni ed era morto a 43 per un secondo attacco di cuore, pertanto morto d’infarto molto più giovane di lui.
Non venne considerato che per tanti anni aveva fumato moltissimo ed era stato nettamente in sovrappeso.
Una cosa curiosa, che ovviamente utilizzammo come auto difesa noi amanti della corsa, fu che era morto d’infarto a soli 40 anni un soggetto considerato uno dei più virulenti nemici della corsa, un altro americano di nome Robert Hutchins. Famosa la sua frase, riportata dal noto medico Enrico Arcelli, “Tutte le volte che mi viene voglia di correre…mi sdraio e aspetto che mi passi”.
Anche Enrico Arcelli, che l’anno dopo la morte di James Fixx, nel 1985, pubblicò l’altro best seller Correre è bello” che per noi pedestrians diventò la “Bibbia” del podista, morì nel 2015 per problemi cardiaci, ma lui di anni ne aveva 75.
(Da Il secondo libro dell’Enciclopedia Ducani)