Impegnativo, divertente, a tratti pericoloso, bellissimo. Il Rally Maya porta Marina Grassi e me in un turbinio di emozioni e di fatiche fisiche che si rincorrono non potendo fare le une a meno delle altre.
Scrivo questi nuovi appunti prima di andare a dormire presto. Domani sarà una giornata carica. La quinta e ultima tappa, quella che ci porterà a Cancun, vale 345 chilometri; è la più lunga, forse anche la più difficile.
Per fortuna questa volta il sonno è profondo, non come quello della notte passata in ansia per il lavoro dei meccanici. La sveglia è fissata alle 5,30. La mattina arriva in un attimo e in un attimo siamo pronte. Oggi si parte in ordine di classifica e noi siamo tra i primi 20 equipaggi!
Verso Cancun
Mi preparo bene. Faccio scorta di integratori Electrolife, barrette e caramelle alla menta, e mi infilo nell’abitacolo della Ferrari ancora fresco della notte. Accanto a me Marina, la mia copilota, si concentra sui controlli di rito per verificare la connessione dei suoi dispositivi elettronici con il Gps dell’auto e con il sistema Rabbit del Rally Maya.
Il direttore di gara ci aveva avvertiti. Sarà una tappa con traffico pesante e lavori in corso sulla strada per la costruzione del treno Maya che fra qualche anno collegherà cinque stati del Messico.
Ci aveva avvertiti, ma quello che troveremo sarà ancora peggio.
Oltre traffico, camion e lavori, i 345 chilometri bollenti sono disseminati di 200 “topes”, i riduttori di velocità che Marina deve contare uno ad uno.
Il giorno avanza, il sole si alza e dentro l’abitacolo della nostra Ferrari la temperatura raggiunge i 45 gradi. La connessione Gps salta e allora di corsa a refrigerare cellulari e strumentazione elettronica nella piccola ghiacciaia del bagagliaio.
Purtroppo non basta. Ci si mette anche il traffico intenso e, bisogna dirlo, senza troppe regole osservate da chi guida sulle strade messicane. In due prove speciali arriviamo fuori tempo limite e questo ci penalizza pesantemente.
A metà tappa ci fermiamo a Kaua, cittadina pittoresca poco distante da Valladolid famosa per i suoi “cenotes”, le grotte profonde che custodiscono acque sotterranee, uno spettacolo della natura. Purtroppo non ne approfittiamo, abbiamo solo il tempo per un veloce riordino e un altrettanto veloce spuntino.
Controllo il livello del carburante dato che da queste parti scarseggiano le pompe di benzina, ma i meccanici mi rassicurano e ci mettiamo d’accordo per un rifornimento al volo dopo le prossime prove speciali.
Inconvenienti di tappa
Sulla carta, un piano perfetto, peccato solo non averli trovati!
Rassegnata alla sorte mi tocca guidare in stile “economy run” – che ovviamente è quanto di più distante possa esserci da me – per gli ultimi 40 chilometri fino a Leona Vicario dove, fortunatamente, ci aspettava la nostra assistenza meccanica.
Partiamo da Leona Vicario per il lungo trasferimento con destinazione finale Cancun, ma non siamo sole. Non richiesta, ci accompagna anche una tormenta tropicale con acqua a secchiate dal cielo che ci entra persino dai finestrini.
Cancun!
L’arrivo a Cancun è stato caotico, in pratica un mix tra tangenziale di Napoli, Bre-Be-Mi e raccordo anulare romano nelle ore di punta, il tutto, però, elevato all’ennesima potenza.
In attesa della premiazione finale, nei prossimi appunti vi svelerò i nomi dei vincitori assoluti del Rally Maya.
Hasta la vista!