Erano trascorsi meno di venti giorni dal mio arrivo all’87° Gruppo A/S, quando fui convocato in Segreteria Personale Marina perché era arrivato un movimento, del tutto inatteso, per “Grupnul La Spezia su rimorchiatore Timo per Artica II, per regate”. Le linee telefoniche dell’Aeronautica erano già ottime a quei tempi, anche se c’era qualche difficoltà a passare poi sulla rete Marina, ma riuscii a parlare con Marivela. Ebbi la conferma che dovevo imbarcare su Artica per una regata nelle Isole Pontine e poi la regata della Giraglia.
Luigi (Gigi) Coda Nunziante di Sanferdinando
Lo skipper, che aveva richiesto la mia presenza a bordo, era il Tenente di Vascello Luigi (Gigi) Coda Nunziante di Sanferdinando, discendente da una nobile famiglia napoletana ed anche lui pilota. Conoscevo bene Gigi, non solo perché era in quarta classe in Accademia, quando io ero in prima, ma perché regatavamo entrambi sugli Star e ci eravamo battuti nel campionato interno del 1952, che avevo vinto. L’anno prima era stato su Artica nell’equipaggio del Comandante Bini con l’incarico di capo guardia ed avevano vinto la regata della Sail Training Association da Brest alla Canarie, a due anni di distanza, dalla nostra affermazione nella Torbay – Lisbona.
Arrivai alla Spezia dopo un lungo viaggio e andai subito alla sezione velica, dove trovai Gigi, due sottufficiali nocchieri, Adriano Guazzo e Luciano Zarantonello, che avevano anche loro partecipato alla regata Brest – Canarie, ed il nocchiere della barca, Enrico Bugliani.
Artica era pronta e la mattina dopo lasciammo La Spezia diretti ad Anzio da dove sarebbe partita la “Regata Radiotelefonica delle Isole Pontine” della quale non sapevamo ancora nulla.
Tappa ad Anzio
Artica era pronta e la mattina dopo lasciammo La Spezia diretti ad Anzio da dove sarebbe partita la “Regata Radiotelefonica delle Isole Pontine” della quale non sapevamo ancora nulla. Arrivati ad Anzio, apprendemmo al briefing i particolari di questa “originale” regata. Si sarebbe partiti da Anzio per la prima gamba, di una quarantina di miglia, con giro di Palmarola e traguardo a Ponza, seguita dalla seconda, della stessa lunghezza, da Ponza ad Anzio. L’originalità era che nello stilare le classifiche non sarebbe stato determinante il tempo impiegato a compiere il percorso, ma la rapidità e correttezza delle risposte ai quesiti, posti per radio dal Comitato di Regata, su argomenti di carattere marinaresco. Rimanemmo un po’ perplessi, anche perché i nostri avversari, edotti preventivamente sulle procedure, erano tutti muniti di manuali, dizionari e perfino enciclopedie sulla materia. Non so come fosse nata l’idea di quelle singolari procedure, che non credo siano mai state applicate in seguito, ma penso che ci fosse una specie di sponsorizzazione da parte di uno o più produttori o venditori di apparati VHF, un accessorio che, sebbene ancora non obbligatorio, stava diventando sempre più comune sulle imbarcazioni da diporto.
La Regata Radiotelefonica delle Isole Pontine
Prima della partenza da Anzio imbarcarono, a completamento dell’equipaggio, due guardiamarina appena usciti dall’Accademia, Alessandro Pirzio Biroli e Niccolò Rosselli del Turco (Corso Sparvieri) e ci mettemmo in mare per la prima gamba. Il tempo era buono e c’era un bel venticello che ci faceva procedere speditamente in rotta per Palmarola e guadagnare costantemente sugli altri, ma il bello non era destinato a durare a lungo. La radio cominciò a gracchiare e vennero fuori le domande più astruse che si potesse immaginare. Fu una cosa allucinante, che si protrasse senza soluzione di continuità fino all’arrivo a Ponza. Poche furono le domande alle quali riuscimmo a rispondere per primi e la nostra posizione in classifica ne risentì notevolmente. La seconda gamba fu la fotocopia della prima e all’arrivo ad Anzio fu come uscire da un incubo.
Verso la Giraglia
Ripartimmo subito perché non avevamo molti giorni per arrivare a Tolone, da dove sarebbe partita la regata della Giraglia. Il tempo si mantenne buono con venti variabili e qualche piovasco che fece tirare fuori ed indossare gli oilskin. Il Golfo del Leone non fece scherzi né con il Mistral, né con la bonaccia e procedemmo bene, quasi sempre a vela, guadagnando sul ruolino di marcia, tanto che Gigi decise che ci saremmo fermati all’Ile du Levant, distante solo una quarantina di miglia da Tolone.
Tappa all’Ile du Levant
Il motivo era che Gigi aveva saputo che c’era un villaggio di nudisti sull’isola e, se fosse stato possibile andare a terra, sarebbe stata un’esperienza interessante, in particolare a quei tempi, nei quali perfino il bikini, sebbene già noto ai tempi della Roma antica e apparso di nuovo solo di recente, era lungi dall’essere diffuso e di minime dimensioni come oggi. Avvistammo l’isola all’Ile du Levant all’alba e dirigemmo per la punta sudoccidentale perché non sapevamo dove fosse il villaggio. Il vento era leggero da SW ed una volta vicini cominciammo a bordeggiare lungo la costa dell’isola, lunga circa quattro miglia, che risultò essere assolutamente deserta. Arrivammo alla punta, lascammo le scotte e passammo nello stretto fra l’Ile du Levant e l’Ile de Port-Cros. Appena fuori, vedemmo delle barche alla fonda vicino alla costa, poco lontano. Ci avvicinammo e demmo fondo anche noi perché eravamo di fronte all’insenatura ed alla spiaggia che cercavamo. A questo punto si trattava di sapere se era possibile andare a terra e quali fossero le eventuali modalità.
Pazienza
Alla fonda fra noi e la spiaggia, non molto distante, un bel cutter di una ventina di metri con una grande bandiera italiana sulla sua asta a poppa ed il guidone dello Yacht Italiano in testa d’albero. Con il binocolo lessi il nome, Pazienza, e Gigi mi disse che era di Giacomo (Jackie) Bruzzo, noto armatore e skipper d’altura, ed aveva vinto la sua classe nella regata della Giraglia due anni prima. Ci tuffammo e ci avvicinammo al Pazienza, salutammo l’armatore e Beppe Croce, che era in coperta con lui, e chiedemmo loro se si poteva andare a terra. Ci risposero che non c’erano problemi, purché si andasse “come ci aveva fatti madre natura”. Ci congedammo da loro, tornammo a bordo, lasciammo i costumi ed iniziammo la nuotata verso la spiaggia. Ci saranno state almeno una cinquantina di persone, tutte nude, che facevano il bagno, passeggiavano chiacchieravano o svolgevano altre attività. Prima di andare a terra, ci fermammo qualche minuto nell’acqua bassa, temendo vi potessero essere reazioni incontrollabili, ma non ci fu nulla del genere per nessuno di noi. Non solo la disinvoltura delle persone e la loro naturalezza rendevano lo scenario privo di qualsiasi stimolo di carattere sessuale, ma penso che abbia influito anche il fatto che le esponenti del gentil sesso che, per età o fattezze, fossero in grado di suscitare appetiti si contavano sulle dita di una mano. Dopo una passeggiatina a terra, tornammo a bordo, cenammo e rimanemmo alla fonda per consentire a tutti una notte intera di riposo. Di buon’ora, la mattina dopo salpammo e ci mettemmo in rotta per Tolone, dove arrivammo nel primo pomeriggio.
La regata
Il giorno dopo partimmo per la regata, della quale, a parte il tempo che fu generalmente buono e senza tanto vento, non ricordo quasi nulla, forse perché la memoria è una strana cosa che tende a cancellare i particolari insignificanti e moderatamente sgradevoli. Così fu per me – e penso anche per gli altri dell’equipaggio – quella Giraglia, nella quale, per motivi che non sono riuscito a stabilire, nonostante un ottimo skipper ed un buon equipaggio, ci classificammo nella parte bassa della nostra classe, probabilmente il peggior piazzamento di Artica! (Milazzo, 7 agosto 2013)
Nota
L’Ile du Levant si trova al largo della Costa Azzurra ed è una delle tre isole dell’arcipelago delle Hyéres, reclusa al pubblico (Base sperimentale di lancio missili dell’esercito, istituita nel 1948) ad esclusione di una piccola parte di essa lungo la costa sudoccidentale, dove si trova il villaggio dedicato alla pratica del naturismo, fondato nel 1931 da due medici francesi, Gaston ed André Durville. Nel villaggio oggi si trova tutto quanto possa essere necessario per viverci: il municipio e la stazione di polizia, case, una scuola, negozi fomiti di tutto, alberghi e B&B. In alcune spiagge della piccola zona nella quale vi è libero accesso è di rigore la nudità totale, mentre, in altri luoghi bisogna indossare “le minimum”, un pareo o qualcosa d’altro come un costume da bagno o un minuscolo “tanga”.
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Questo articolo è stato pubblicato per la prima volta sul Notiziario del Centro Studi Tradizioni Nautiche della Lega Navale Italiana nel febbraio 2021.