Search
Close this search box.

Juventus Caserta. Lo scudetto degli scugnizzi

1991. Dopo una cavalcata vincente in finale play-off contro Milano, la Juventus Caserta si aggiudica il primo e unico scudetto di una squadra meridionale nel basket. È un sogno, un'avventura tutta di un fiato che fa ancora battere il cuore. È lo scudetto degli scugnizzi e questa è una straordinaria storia di sport.
Juventus Caserta

Il 1991 fu l’anno delle outsider.
La Sampdoria di Vialli e Mancini, infatti, vinse lo scudetto nel calcio. Pochi giorni dopo, la Juventus Caserta conquistò il titolo nazionale di basket, portando per la prima, e al momento unica volta, il tricolore a sud di Roma. Il risultato finale di 97-88 in gara cinque a Milano suggellò un successo atteso pazientemente per anni, costruito con competenza e passione in un ambiente che, sfortunatamente, aveva ben poco da offrire oltre alla meravigliosa reggia borbonica.
Ricordato come lo scudetto degli scugnizzi, così ne parla il coach di quella straordinaria vittoria, il casertano di nascita Franco Marcelletti:
Ho fatto qualcosa di bello per la mia terra, in una piccola città di 50 mila abitanti con problemi economici e di delinquenza. Abbiamo reso tutti orgogliosi di essere casertani, regalando al pubblico emozioni incredibili. Queste sono le cose che rimangono anche a distanza di tempo. Allora rappresentavamo tutto il Sud Italia. Quando giocavamo in casa c’era gente che veniva anche da altre regioni, magari facendo 400 chilometri per entrare nel palazzetto. In trasferta avevamo tra il pubblico i meridionali emigrati al Nord, non solo quelli campani.”

Un successo costruito nel tempo

Una vittoria di tutto il Meridione contro lo strapotere del Nord, si scrisse e si ripeté all’epoca. Del resto, anche le sponsorizzazioni delle due finaliste sembravano voler sottolineare una certa sperequazione: Phonola Caserta contro Philips Milano. Davide contro Golia. Si gridò al miracolo, in effetti. In realtà, il successo della compagine campana fu costruito nel tempo.
Nata nel 1951 per volere di Santino Piccolo, uomo simbolo dello sport casertano, ex portiere della squadra locale di calcio e grande appassionato di basket, la Juventus Caserta, che dalla squadra torinese riprese il nome e anche i colori sociali, costruì un vivaio molto interessante che le permise di diventare una delle principali squadre in Italia e in Europa tra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso.

Gli sponsor

Con l’arrivo di uno sponsor importante, la Indesit, Caserta poté tesserare un tecnico quotato come Bogdan Tanjević e, soprattutto, l’infallibile cecchino brasiliano Oscar Schmidt, che avrebbe segnato oltre 9000 punti nelle 8 stagioni disputate all’ombra della Reggia. I bianconeri giunsero secondi in campionato e giocarono il loro primo play-off scudetto. Poi l’esordio internazionale in Coppa Korać e la finale di Coppa Italia.

juventus caserta
(Ferdinando Gentile con la Mobilgirgi Juventus Caserta)


Nella stagione 1985-86 Caserta, targata Mobilgirgi, fu sconfitta in finale scudetto dall’Olimpia Milano e in finale di Coppa Korać dalla Virtus Roma. Il primo trofeo importante arrivò con la Coppa Italia del 1988 contro Varese. Tuttavia, per i tifosi quella squadra aveva ormai acquistato l’etichetta di eterna seconda, le stigmate dell’eterna incompiuta. Sensazione che si confermò nella stagione successiva, quando la squadra del presidente Gianfranco Maggiò, da poco succeduto al padre Giovanni, fu battuta in finale di Coppa delle Coppe ad Atene dalla corazzata Real Madrid dopo un tempo supplementare, e poco dopo perse anche la Coppa Italia contro la Virtus Bologna.

Il match contro Milano

I campani compresero che era arrivato il momento di rivoluzionare tutto, anche a costo di sacrifici dolorosi.
Via il grande Oscar, il roster venne costruito intorno al capitano Nando Gentile (play di 1,90m) e a Vincenzino Esposito (guardia di 1,94m), entrambi giovani, entrambi casertani, entrambi destinati a scrivere pagine importanti nel mondo della pallacanestro. Arrivarono gli americani Tellis Frank (ala di 2,07m) e, soprattutto, Charles Shackleford, un centro di 2,07m con il look e le movenze di un gangster della peggiore periferia di Kinston, Carolina del Nord, ma potente e incisivo in campo, dove si segnalò come specialista nel catturare rimbalzi. Sandro Dell’Agnello, ala di 2,03m, livornese e nazionale italiano, completava il quintetto base.
La squadra giunse seconda nella regular season, eliminando Pesaro e Bologna nei play-off e accedendo alla finale contro l’eterna rivale: Milano. La sfida si decise in gara 5 al Forum di Assago, il 21 maggio 1991.
Contro ogni pronostico, Gentile e compagni, orfani di Esposito che si infortunò seriamente al ginocchio durante il match, sfoderarono una prestazione straordinaria e schiantarono Milano di coach Mike D’Antoni e del bomber azzurro Antonello Riva.  

Juventus Caserta
(Juventus Caserta.La squadra campione)

Lo scudetto degli scugnizzi

Il successo della Juventus Caserta fu il trionfo della determinazione, della voglia di rivalsa di una città senza infrastrutture, con tanta buona volontà e pochi mezzi. Fu il trionfo degli scugnizzi casertani, in un simbolico abbraccio a tutto il Mezzogiorno, ricco di talenti che nello sport, come nella vita, devono lottare di più per imporsi ad altissimi livelli.
Dice ancora Marcelletti: “Piano piano, dagli Anni Settanta in poi Caserta era diventata una città di basket. Quand’ero piccolo io, i ragazzini per strada volevano essere Riva, Mazzola e Rivera. Poi tutti iniziarono a giocare a basket, nelle tante squadre di quartiere, sognando di essere Nando Gentile, Enzo Esposito e Sandro Dell’Agnello.”

(Juventus Caserta. I festeggiamenti per lo scudetto)

I ricordi di un adolescente

Oggi il basket a Caserta vivacchia in serie B, dopo varie vicissitudini e un fallimento, a dimostrazione che fare sport come impresa di livello al Sud è sempre problematico. Ma negli occhi di quell’adolescente, studente liceale di belle speranze e appassionato sportivo, che negli anni ’90 sognava il mondo migliore di quello che realmente è, restano scolpiti come in una galleria d’arte moderna gli assist al bacio di Nando, le penetrazioni irresistibili di Vincenzino, i rimbalzi energici di Charles, gli esaltanti tiri da 3 punti di Sandro e la pacatezza e la forza interiore di Tellis.

E in campo si parlava napoletano…   

 

Davide Zingone Napoletano classe ‘73, vive a Roma dove dirige l’agenzia letteraria Babylon Café. Laureato con lode in Lingue e Letterature Straniere e in Scienze Turistiche, parla correntemente sei lingue. È autore della raccolta di racconti umoristici "Storie di ordinaria Kazzimma", Echos Edizioni, 2021; del saggio “Si ‘sta voce…”, Storie, curiosità e aneddoti sulle più famose canzoni classiche napoletane da Michelemmà a Malafemmena, Tabula Fati, 2022; e di “Tre saggi sull’Esperanto”, Echos Edizioni, 2022.

ARTICOLI CORRELATI

Olimpia Milano

Olimpia Milano e Royal Philips. Con Lumify la diagnostica fa canestro

Olimpia Milano sceglie l’ecografo portatile Philips Lumify per valutare direttamente sul parquet le condizioni dei propri atleti. La diagnostica ecografica sul parquet consente una valutazione immediata del trauma e restituisce in tempo reale informazioni preziose per formulare diagnosi e interventi tempestivi a tutela della salute dell’atleta.

Leggi tutto »
NBA

NBA. Quando i nomi sono un destino – 1

Il campionato NBA raccontato attraverso i nomi delle squadre, nomi che sono identità, sfide e destino, spesso suggeriti con una partecipazione corale dei tifosi chiamati poi a sceglierli. Ancora una volta l’NBA non può che stupire.

Leggi tutto »
Cesare Rubini

Cesare Rubini, il Principe.

Cesare Rubini, il Principe, campione come pochi, più che un allenatore un condottiero. Trieste, Napoli, Camogli, Milano, ovunque abbia giocato ha lasciato il segno. Oro olimpico per la pallanuoto a Londra ’48, colleziona scudetti da giocatore e da allenatore di pallacanestro. Unico e raro, meriterebbe un ricordo in più che lo sport italiano non gli ha ancora concesso.

Leggi tutto »
Maso Masini

Masini, il “dutur” e il miracolo dell’acqua. Atto unico.

Angelo Cattaneo, massaggiatore storico dell’Olimpia, era Simmenthal, aveva un borsone dei miracoli. Dentro c’era il rimedio per tutto. Ne sa qualcosa Massimo Masini detto “Maso”, al tempo uno dei migliori lunghi in circolazione. Forte il Masini, ma anche lui con qualche fragilità che ogni tanto veniva a galla. Come quel giorno, quando ci pensò il “dutur” a fargliele passare. Facile come bere un bicchier d’acqua.

Leggi tutto »
Roma Sport Sociale

Roma Sport Sociale. Il docu-reportage di Sportmemory

Un docu-reportage in sei puntate realizzato da Sportmemory con il supporto della Regione Lazio. Sei luoghi di criticità sociale dove lo sport ha migliorato e migliora la vita delle persone. Storie sportive, ma soprattutto emotive, che raccontano di come lo sport possa essere solo sociale.

Leggi tutto »



La nostra newsletter
Chiudi