1934. La partita senza ritorno

Il 25 marzo 1934 è una data da matita blu per il nostro calcio. Un po’ come il primo amore anche la prima partita della Coppa del Mondo non si dovrebbe scordare. Non si dovrebbe, ma a volte accade. Proprio come Italia-Grecia di quel giorno.
Nella pancia dell’Arena

Ormai vicino al ritiro, un campione gioca la sua ultima partita. Con il peso delle aspettative e dei ricordi di una carriera gloriosa, darà tutto sé stesso, cercando di compiere un’ultima eroica impresa. Non un articolo, ma un racconto perché questo è il minimo che si può fare per quel campione. Un campione il cui nome, ancora oggi, si pronuncia con il fragore di un boato, un nome da maneggiare con cura e persino da non scrivere, lasciando al lettore l’abilità di scoprirlo.
Giovanni Raboni. Quando il calcio diventa poesia

Tifo, passione, vita di campo, di spalti e gradinate, paradigna universale, il calcio può essere anche poesia. Di più, anche l’immaginifica zona Cesarini può diventare poesia. Giovanni Raboni, poeta, innamorato del calcio e dell’Inter, lo sapeva bene
Osvaldo Bagnoli. Zona Bovisa

Una piccola storia personale. Un incontro casuale, una fortuna. Fortuna è un parolone, però io non riesco a chiamare diversamente l’incontro casuale con Osvaldo Bagnoli. Galeotta una cena di famiglia dalla zia milanese alla Bovisa. Una piccola storia, ma un grande incontro con un Mister che merita tanta stima e tanto rispetto.
Giacinto Facchetti. Il campione con il sorriso

Giacinto Facchetti. Un campione, una maglia, un sorriso. A noi, oggi, sedici anni dopo il suo cambio di campo, piace immaginarlo dall’altra parte con la stessa maglia e lo stesso sorriso.
Oscar Massei. Fuoriclasse di nicchia

Oscar Massei era, mi correggo è, un fuoriclasse di nicchia al quadrato perché giocava nella SPAL che era, mi correggo è, a sua volta una grande squadra di nicchia. Anzi grandissima, anche se non ha mai vinto niente.
Helenio Herrera, la normalità del Mago

Hugo Pratt ed Helenio Herrera, un parallelo che al di là delle apparenze è forse meno ardito di quanto possa sembrare. Argentina, avventura e amore per Venezia ricorrono nella vita di tutti e due e all’esoterico Hugo Pratt il soprannome di Mago avrà sicuramente fatto sorridere