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Australian Open 2022. Berrettini, Sinner e altre sorprese

Matteo Berrettini e Jannik Sinner passano al quarto turno degli Australian Open. Prima di oggi era successo solo nel 1973 e nel 2018 che due italiani si qualificassero per il quarto turno di uno Slam. Tra conferme, soprese, cronaca e aneddoti, continua la nostra lettura del primo grande torneo dell'anno.
Sinner Australian corner

E così, con Matteo Berrettini Jannick Sinner, per la terza volta due italiani si trovano a giocare il quarto turno o, se preferite, gli ottavi di finale di uno Slam. Nel 1973 vi riuscirono a Parigi Panatta e Bertolucci, quest’ultimo però si fermò lì, il romano raggiunse invece le semifinali. Quattro anni fa, era il 2018 e siamo sempre agli Australian Open, Fognini e Seppi si qualificarono agli ottavi dove furono battuti rispettivamente dal ceco Tomas Berdych (in tre set) e dal britannico Kyle Edmund, in quattro set.

Gli incontri più lunghi e quello più bello

Ma torniamo ai nostri giorni e al terzo turno dei due gioielli per noi più cari. Siamo andati abbastanza vicino alle quattro ore e quindici minuti, non è il record di un incontro a Melbourne, ma non siamo neppure troppo lontani. Solo che l’altro in realtà riunisce due record all’interno della stessa partita. L’incontro durò quasi cinque ore, il più lungo della storia degli Open australiani, e iniziò molto tardi, alle 23,47 per terminare alle 4,34 del mattino. Un unicum nella storia di questo sport.

Siamo nel 2008 e sul campo si incontrarono l’australiano Lleyton Hewitt, che a venti anni occupò la prima posizione del ranking e il cipriota Marcos Baghdatis, unico originario di quell’isola ad aver vinto in carriera uno Slam e ad essersi piazzato tra i primi otto del mondo. Le cronache raccontano che al termine della partita il vincitore, neanche a dirsi, il campione di casa, offrì cornetti a tutti gli spettatori rimasti in tribuna. Non saranno stati pochi, dal momento che si trattava di uno di loro.

Sempre giusto per tenere viva la memoria, o anche solo per immagazzinare informazioni, la finale Slam più lunga risale al 2012, fu giocata in 5 ore e 53 munti e vide di fronte Nadal e Djokovic. In quella circostanza vinse il serbo.

Ma torniamo all’incontro più bello, diciamo più bello tra quelli disputati e da me visti fino ad oggi, per me che sono italiano e tifo Italia, anche se credo che il mio commento possa essere condiviso da chi italiano non è, ad eccezione degli spagnoli.

Australian Open.Berrettin
(Australian Open. Matteo Berrettini)

Assistendo all’incontro in diretta, naturalmente dal salotto di casa, ma avrei desiderato tanto essere lì, ancora una volta mi sono soffermato, ove mai ve ne fosse bisogno, su quanto possa sorprendere il gioco del tennis. Vinci i primi due set (il primo 6-2) e pensi, “è fatta”, la strada è in discesa. Poi perdi gli altri due e ti chiedi come sia possibile, no, non posso crederci. E l’ultimo, il quinto, te lo giochi punto a punto, arrivi al 6-5 a tuo favore, hai la palla del match per chiudere, e invece no. Si va al tie break, al termine del quale – sono trascorse già quattro ore di ansia – il tuo pupillo vince.
Cosa puoi chiedere di più a un Berrettini che ha eliminato così Carlo Alcaraz?

Sull’avversario

Qualche mia personale riflessione sullo spagnolo e sull’incontro, forse per molti riflessioni opinabili, ma intendo farle. Di bravo è sicuramente bravo e se continua come l’abbiamo visto in campo contro l’italiano, non tarderà ad entrare tra i primi dieci. A me però il ragazzo non piace, almeno per il momento. Anche se non ha ancora 19 anni e sono pronto a vederlo maturare e a cambiare opinione.
Si è presentato in campo con uno smanicato che ricordava tanto quello arancione del primo Nadal, quello con più capelli in testa, che alla stessa età aveva già vinto il primo Slam ed era già un numero Uno. Quindi il ragazzo rimanga Carlos e dimentichi Rafa.
Per raggiungere la posizione top nel tennis non è necessario palestrarsi in quella modalità da culturista. Abbiamo tennisti bravissimi, fisicamente a posto, che non hanno bisogno di mettere in mostra braccia o gambe tornite, mi vengono in mente Medvedev, Tsitsipas, gli stessi Djokovic, Sinner e Berrettini. Atleti sì, ma non sollevatori di peso.

Terza ed ultima, un’aggressività su ogni palla che non si spiega, ogni colpo nel tennis va ragionato. Lo spagnolo avrebbe potuto vincere l’incontro perché il romano non era al meglio. Ad essere onesti, secondo me lo ha perso lui, non lo ha vinto l’italiano che ha sì mostrato una grande prova di forza, ma nel dopo gara ha dichiarato di essere stato fortunato..

Se devo riconoscere una qualità ad Alcaraz, per carità, non è l’unica, la rapidità d’azione, la capacità di arrivare su tutte le palle e di fare quasi sempre il punto. Qualità anche di Medvedev e del serbo numero Uno. Chiudo, e lo giustifico, dicendo che per adesso lo frega l’età.

Camila Giorgi
(Australian Open. Camila Giorgi)

Gli altri nostri ragazzi e ragazze

Venerdì hanno purtroppo deluso sia Sonego che la Giorgi nei loro rispettivi terzi turni. Ma, se il torinese qualche chance di battere il serbo Kecmanovic l’aveva, utopistico anche solo immaginare che la marchigiana potesse estromettere dagli Australian Open la campionessa di casa, numero Uno del ranking Wta.
Il buon Lorenzo sulla carta aveva, e ancora oggi ha, tutti i numeri per fare fuori il serbo che aveva iniziato il suo percorso australiano eliminando al primo turno il nostro Salvatore Caruso, subentrato dopo l’uscita di scena del serbo più famoso. Chissà se Kecmanovic, che al quarto turno, domenica se l’è dovuta vedere con Monfils (vince in tre set), non sia così impegnato esclusivamente per vendicare il collega serbo numero Uno.

Ma torniamo al terzo turno e in casa nostra.
Sabato Sinner ha affrontato e battuto in quattro set il nippo-americano (nato a New York) Taro Daniel, quello che nel turno precedente aveva eliminato Murray.

Se è vero che “non c’è due senza tre”, è vero anche che Daniel non poteva fare fuori l’altoatesino in quanto aveva già battuto i nostri Arnaboldi, Moroni e Caruso (poi ripescato), e quindi poteva bastare. Tuttavia ha venduto cara la pelle, aiutato da una forma atletica strepitosa e aggiudicandosi peraltro un secondo set 6-1. Aspettiamo adesso di vedere Sinner superare gli ottavi lunedì nello scontro con un altro di casa, De Minaur.

Intanto, mentre scrivo, sta per scendere in campo Matteo che parte sì favorito (siamo al quarto turno) contro lo spagnolo Carreno Busta, ma le partite vanno giocate e Carreno adora il cemento e ha un buon rapporto con lo Slam australiano. Dopo un inizio equilibrato, Matteo si aggiudica il primo set 7-5, anche grazie a quattro ace nell’ultimo game. E siamo al terzo set dopo aver visto Matteo superare lo spagnolo al tie-break e forte per la qualità di servizi stratosferici. Una partita decisamente più agevole rispetto alla precedente contro l’altro spagnolo, l’astro nascente. Il terzo set, equilibrato fino al termine è dell’italiano per 6-4, e adesso Monfils.

 Le sorprese

Già al terzo e al quarto turno cominciano a crescere in campo, in termini percentuali, le teste di serie rispetto agli altri. Abbiamo già detto di Daniel che, provenendo dalle qualificazioni, ai tre incontri, ha aggiunto gli altri tre del torneo principale. Credo tuttavia che la sorpresa più eclatante della giornata di domenica sia stata l’uscita di scena del tedesco Zverev (testa di serie n. 3), ad opera di un brillante Shapovalov che il prossimo turno dovrà vedersela con Nadal.
In campo femminile è invece una sorpresa la vittoria in due set dell’americana Madison Keys, n. 87 al mondo contro la Badosa, n. 8. L’americana ha puntato sulla forma atletica, la spagnola ha provato in tutti i modi, ovviamente senza riuscirci, a contrastare l’avversaria.

Simone Bolelli e Fabio Fognini
(Australian Open. Simone Bolelli e Fabio Fognini)

Forse non è del tutto una sorpresa, ma è di sicuro una notizia il passaggio ai quarti di Bolelli e Fognini nel doppio.
Forse il ligure dovrebbe cominciare a pensare di lasciare il singolare, dove spesso viene eliminato al primo turno, e dedicarsi maggiormente al “doppio”. Anche per una questione di immagine.

 

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Vincenzo Mascellaro, uomo di marketing, comunicazione e lobby, formatore, scrittore e oggi prestato al giornalismo

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