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Wilma Rudolph e Livio Berruti

Roma 1960. Wilma, Livio e l’amore impossibile

25 agosto 1960. In una Roma bella e ingenua come forse mai più, si aprono i Giochi della XVII Olimpiade. Dal Settebello ai ciclisti d’oro, da Cassius Clay a Nino Benvenuti, da Abebe Bikila a Livio Berruti e Wilma Rudolph, tante sono le storie dei giorni olimpici. Tra queste quella dell’amore impossibile, forse immaginario e solo da copertina di Livio e Wilma, ma anche quella di una Roma impossibile da non amare.

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Messner

Reinhold Messner. La solitudine del gigante

20 agosto 1980. Reinhold Messner arrampica l’Everest dal versante nord, da solo e senza ossigeno. Primo al mondo, anche i monsoni ne rispettano cuore e coraggio e lo lasciano andare. È cosi che i giganti si parlano. In solitudine.

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Simone Moro Shiha Pangma 2005

Simone Moro. L’impossibile relativo.

Esiste l’impossibile? Può darsi, ma la storia e le imprese di Simone Moro ci insegnano che l’impossibile si può guardare negli occhi, perché l’impossibile è relativo. Anche se si chiama K2, anche se si chiama 8.000.

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Margherita Hack

Margherita Hack. Salti verso le stelle.

Margherita Hack, astronoma, vegetariana, atea sposatasi in Chiesa per amore del marito e una vita dedicata a studiare stelle e Spazio profondo, ma che avrebbe potuto prendere una direzione diversa. Quella di una pista di atletica, ad esempio.

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DDR

DDR. L’inno oltre il Muro

Boomers di tutto il mondo unitevi! Hey Jude, don’t make it bad cantano i quattro di Liverpool, ma è nella piscina olimpica Francisco Marquez di Città del Messico dove risuona la musica più iconica di questo momento di ebollizione sociale e culturale. Sarà la colonna sonora per un ventennio. 

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Calcio periferia

Calcio, terra e polvere

Calcio, terra e polvere che seccava la gola e si attaccava alla pelle sudata. Quando andava bene. Altrimenti era fango scivoloso o indurito al primo sole. I campi della periferia romana degli anni sessanta non erano solo campi da calcio, erano un mondo.

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Renato Vichi

Elogio della Gara

A 57 anni, oggi, mi sento ancora un ragazzino agonista, perché l’agonismo è un modo di essere che non ti lascia mai; ho molta nostalgia del ragazzo che ero nello sport e rivivere le emozioni di qualche bella gara del passato sono certo che mi farebbe molto bene.

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