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Cinecittà, novembre 1968. Spettacolo al Campo Patti

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La SA.MO. non era una squadra di calcio: era un avvenimento sociale… una festa!

I campi sportivi si riempivano fino all’inverosimile di spettatori per vedere giocare Raimondo Vianello (un big allora) verso il quale non erano risparmiate battute feroci e prese in giro, quando in realtà vi erano stima e ammirazione per il comico che portava sano divertimento nei campi di una periferia degradata, economicamente al limite e, in un certo senso, abbandonata.

Anche in campo il rispetto non mancò mai.

Successe che io, per così dire, mi “auto-espulsi”, quando anche al campo Patti di Cinecittà arrivò la SA.MO, acronimo di Sandra Mondaini, e il capitano della squadra era ovviamente Raimondo Vianello.

Già prima di iniziare la partita, il comico aveva iniziato a farci ridere commentando il loro campionato: “le prime tre partite le abbiamo perse per 5 a 1, nelle altre due c’è stato un netto miglioramento: le abbiamo perse solo per 4 a 1″.

Mentre ci stavamo preparando negli spogliatoi per la partita, arrivò a salutare anche la Mondaini.

Nel senso comune della parola non era una bella donna: secca secca, poco formosa ma sprizzava intelligenza e fascino da tutti i pori.

Anche lei aveva uno spiccato senso dell’humor e commentò che il marito già era uno spettacolo vestito di tutto punto, figuriamoci in calzoncini e maglietta! Sulle qualità calcistiche di Raimondo fu particolarmente caustica: “Ha tutto l’aspetto del giocatore…dopo una paralisi però”.

Ma torniamo alla mia autoespulsione.

Eravamo nel secondo tempo inoltrato, stavamo vincendo 3 a 0 quando Vianello scese in campo accolto dagli applausi di un Patti pieno fino all’inverosimile.

Faceva sempre così: entrava in ritardo per “prendere gli avversari sulla stanchezza e poi la sua scarsa mobilità si sarebbe notata di meno”.

Trascorsi alcuni minuti tra l’ilarità generale, io mi trovai con il pallone tra i piedi vicino alla linea laterale, Vianello si fermò a due passi da me e muovendosi tutto cercò di fintare un suo intervento per togliermi il pallone, ma gli venne fuori l’imitazione perfetta del suo personaggio di “Ma Tarzan lo fa” (quello del finto capellone per capirci).

Non riuscii a resistere e sbottai in una risata irrefrenabile, detti un calcio al pallone e ridendo, dopo un vaffa’ mormorato non per offendere ma per la situazione, uscii dal campo.

A partita finita mi recai nello spogliatoio della SA.MO. per porgere le mie scuse a Raimondo che le accettò commentando come in fondo, ma proprio in fondo, avevo fatto un complimento all’attore, mentre al calciatore… meglio tacere.

Anche Sandra mi riconobbe all’uscita e non poté fare a meno di dirmi: “ecco, bravo, tu sei riuscito a mettere perfettamente in risalto questa comica-grottesca situazione…ma ti pare che la domenica mattina, quando potrei dormire un po’ di più, mi devo alzare presto per assistere a questi spettacoli ridicoli… con l’aggravante che in questo caso, essendo l’unico finanziatore, è lui che paga per far ridere la gente?”.

Io risposi che, secondo me, era una bella cosa quella che il marito stava facendo e lei sorridendo annuì: “lo so, lo so, scherzavo naturalmente. Fra i tanti vizi che una persona così famosa potrebbe avere, questo è sicuramente il più innocuo e poi c’è sempre la possibilità di un infarto liberatorio!” concluse ridendo.

Quando poi il marito uscì, però, gli occhi le si riempirono d’affetto, stima e di orgogliosa ammirazione.

Io non potei fare a meno di complimentarmi con lei per la sua signorilità, fascino e umanità.

Fui incredibilmente sincero!

Nello Panzini nasce a Roma l'8 agosto del 1947, oggi pensionato Telecom con "buona memoria", si diverte a raccontare lo sport di una volta ed il contesto storico nel quale si praticava. Tuttora tesserato con il Real Tuscolano nel quale, vista l'età, fa quello che può.

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