Giannis Antetokoumpo. Il mostro greco

A Sepolia, il quartiere popolare di Atene dove nasce da genitori nigeriani clandestini, Giannis Antetokoumpo gioca a basket dividendo un unico paio di scarpe con il fratello. Sono scarpe che gli faranno fare una lunga strada, ma Giannis quelle scarpe con la suola consumata non le ha mai dimenticate.
Giannis Antetokoumpo

Milwaukee Bucks

Anche quest’anno il campionato NBA ha incollato agli schermi e trascinato nelle arene (finalmente…!) milioni di appassionati ed ha visto la vittoria di una squadra outsider: i Milwaukee Bucks.

I cervi del Wisconsin avevano vinto solo un titolo NBA sino ad oggi, quando nelle proprie file proferiva il verbo della palla a spicchi un tal Kareem Abdul-Jabbar nel lontano 1971.

La vittoria di questa edizione però ha un nome ed un cognome (alquanto complicato in realtà): Giannis Antetokoumpo detto anche the Human Alphabet.

In realtà Giannis Antetokoumpo,aveva già vinto per due anni di fila il premio MVP della NBA (miglior giocatore in assoluto) mentre quest’anno si è dovuto “accontentare” oltre che dell’anello, di essere MVP delle finals.

Giannis Antetokoumpo

Ma qual è la storia di questo gigante greco?
Tutto inizia a Sepolia, un quartiere popolare di Atene, 6 dicembre 1994 dove una coppia di giovani nigeriani arrivati clandestinamente in Grecia due anni prima, mette alla luce il terzo figlio maschio: il suo nome è Giannis.

I genitori avevano lasciato due anni prima la Nigeria senza documenti e così fu vita difficile da subito, pochi soldi e tanto lavoro come ambulanti cercando di vendere merce varia nei mercati e da quelle vendite dipendeva la cena di tutta la famiglia con cui condividere il terrore di essere rimandati in Nigeria e pertanto bisognava anche evitare qualsiasi problema con la legge.

Il campetto vicino casa dove giocare col fratello Thanasis è l’unico sfogo, con le suole delle scarpe (un paio in due) consumate a forza di correre e schiacciare.

Spiros Velliniatis, un allenatore che aiutava i ragazzi figli di comunità di immigrati, un giorno nota i fratelloni ed ha una visione, forse anche di più.
Giannis Antetokoumpo, allora 14 enne, inizia a giocare a basket nel Filathilikos, dove ha poi militato fino all’A2 greca col fratello.
Il basket diventa la speranza per un futuro migliore.
Tanti sacrifici e poche scarpe (costano troppo) addirittura spesso, Giannis è costretto a dormire in palestra per essere già lì all’allenamento del mattino dopo, prima di andare a scuola.

C’è però un grande problema: è apolide, non ha una cittadinanza in quanto la Grecia non riconosce lo ius soli e in Nigeria non c’era mai stato e non è nemmeno il caso di tornarci per la sua famiglia.

Il basket venne in aiuto nel 2013, quando fortunatamente ottenne la tanto agognata cittadinanza greca per meriti sportivi.

Per l’occasione modifica il suo cognome originale, da Adetokunbo a Antetokounmpo per meglio adattarlo alla pronuncia ellenica.

Tutto ciò non senza dure polemiche a sfondo razziale che contestavano la scelta di dare la cittadinanza ad un immigrato irregolare solo perchè era un promettente giocatore di basket.

Nel frattempo Giannis cresce a dismisura e i mezzi atletici sono spaventosi, ma i top club greci non gli danno mai una possibilità. Secondo loro promette bene ma è troppo grezzo (la lungimiranza…).

Un sogno che si avvera

Ci pensa però l’NBA il 27 giugno 2013: è la scelta n.15 da parte dei Milwaukee Bucks.
È così che il sogno si avvera.

Ad attenderlo in panchina c’è un mito NBA: Jason Kidd che lo trasformerà in un giocatore potente, veloce e con una mano per poter giocare in tutti i 5 ruoli in campo.

Parte per gli Stati Uniti con il fratello Thanatis (che giocherà in serie minori sfiorando la NBA) raggiunti qualche anno dopo dal piccolo Kostas che giocherà anche negli LA Lakers.

Oltre all’aspetto sportivo, c’è anche un aspetto economico che cambiò la vita di Giannis Antetokoumpo, il Greek Freak (altro soprannome, il mostro greco): per la prima volta in vita sua percepisce uno stipendio e così si va a cena fuori!

La prima cena dei fratelli Antetokounmpo da giocatori NBA si svolse in un ristorante a Philadelphia. “Ordina quella che vuoi” dice Giannis al fratello. Poi in silenzio si misero a studiare il menu e dopo circa mezz’ora decisero per due insalate.

Appena ricevuto il primo stipendio pensò subito alla sua famiglia in Grecia, si recò in una Western Union per inviare soldi e li bonificò tutti sino a restare senza un dollaro a circa un’ora dall’inizio della partita.

Purtroppo per lui l’Arena era lontana e non potendo chiamare un taxi, decise di andarci di corsa.
Molti passanti lo notano correre ad ampie falcate in mezzo al traffico, dopo un paio di miglia viene riconosciuto e portato allo stadio dai tifosi.

Giannis li ringraziò anche perchè ebbe modo di salvarsi dalle ire di coach Jason Kidd (non certo noto per la sua gentilezza e i modi garbati).

Oggi è una star della NBA, ha sempre i riflettori puntati addosso ma lui rimane sempre quello di prima.
Quello al quale hanno dedicato il campetto dove giocava da bambino, quello che gioca col sorriso e che passa sempre tantissimo tempo con i tifosi.

Da quando è arrivato in NBA, da quando faticava anche ad avere spazio nella Nazionale greca, ha lavorato giorno dopo giorno, più di tutti, migliorando di anno in anno fino a diventare uno dei giocatori più forti del mondo.

Il titolo NBA

Qualche giorno Giannis fa ha vinto il titolo NBA.
Lo ha fatto giocando in maniera leggendaria.
Lo ha fatto stracciando record su record (50 punti in gara 6 e primo giocatore di tutti i tempi per media punti delle finals mettendo in riga gente come Lebron James, Michael Jordan, Magic Johnson e molti altri).

Ha indicato il cielo per dedicare la vittoria a papà che non c’è più.
Ha pianto ripensando a tutto ciò che ha passato prima di diventare una stella del basket.

Ha mantenuto una promessa fatta ad un giornalista di ESPN che lo intervistò durante la sua prima stagione NBA, a 19 anni, Milwaukee aveva creduto in lui e Giannis promise che un giorno avrebbe ricambiato portando il titolo NBA sulle rive del lago Michigan, ovviamente in terra Wisconsin!

Le scarpe di Giannis

Il paradosso è che le scarpe non sono più un problema per lui, non deve condividerle con il fratello, anzi la Nike ha una linea che porta proprio il suo nome ma si narra che quando riceve in regalo delle calzature di lusso, ringrazia ed evita di indossarle ripensando a quelle suole rotte che lo rendevano felice nei sobborghi poveri di Atene, in quanto le scarpe non devono costare troppo essendo un bene primario.

Partito da un quartiere povero di Atene, ha superato la fame, la povertà, il razzismo, è arrivato sul tetto del mondo e porta con orgoglio la maglia della nazione che lo ha accolto, quella Grecia che inventò lo spirito olimpico della fratellanza.

 

Riccardo Romano, nato e cresciuto a Roma, rinato e residente a Miami. Avvocato in Italia, consulente food&beverage in Florida, si occupa di servizi di security per grandi eventi e assistenza passeggeri all'aeroporto internazionale di Miami. Appassionato di sport, entertainment e cultura della birra.

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