Maria Teresa de Filippis, la contessa della Formula 1

1958, Gran Premio di Siracusa. Sulla griglia di partenza la contessa Maria Teresa de Filippis, 32 anni, è la prima donna a correre in Formula 1. Questa è la sua storia.
Maria Teresa de Filippis

Questa non è una storia di cronaca rosa.
Questa storia ha il colore grigio dell’asfalto ed è una storia di passione, velocità e amicizia.
Maria Teresa de Filippis è una fortunata figlia del suo tempo; suo padre, il conte Franz, è proprietario dell’azienda che distribuisce energia elettrica all’intera Campania ma, soprattutto, è un grande appassionato di motori. 
Una passione che trasmette ai figli, anche alla piccola di casa,
a Maria Teresa, che da bambina spesso lo guardava  gareggiare e che, si vocifera, deciderà di mettersi al volante  in risposta a una sfida lanciatagli dai suoi due fratelli maggiori.
Ancora nessuno può immaginare che lei sarà la contessa della Formula 1.

“Pilotino”

Comunque sia andata, ad appena ventidue anni, Maria Teresa de Filippis esordisce nella sua prima competizione ufficiale, il Giro di Sicilia del 1948, dove partecipa in coppia con il fratello Antonio su una Fiat 1100 S; fanno una buona gara e sono persino nelle posizioni di testa quando un problema meccanico li ferma e gli fa sfumare la speranza di vittoria che avevano iniziato ad assaporare. 
Nello stesso anno disputa anche la sua prima gara in solitaria: la 10 km Salerno-Cava de’ Tirreni che vince nella categoria Turismo sotto gli occhi stupiti degli uomini che osservano quella donna minuta, poco più di un metro e sessanta per 49 kg, uscire dalla sua Fiat 500 Topolino e sfilarsi i delicati guanti in pelle.
È solo la sua prima vittoria e i piloti che aveva  sbaragliato le regalano indifferenza e la dileggiano chiamandola “Pilotino”.
A Maria Teresa non cambia nulla, non le importa del soprannome e della derisione perché lei sa che quella è la sua strada; l’anno successivo passa dalla categoria Turismo alla categoria Sport e vince una e più volte ancora.

(1949. III^ Stella Alpina. Photo credit: Archivio Pirelli)

I primi successi

I suoi successi la mettono sotto i riflettori della stampa, non solo quella sportiva e specializzata e tra le diverse donne che si sono affacciate nel mondo delle corse, come la contessa Paola della Chiesa o la milanese Alma Cacciandra Bordoni, solo di lei si parla come di una pilota fenomenale.

Anno dopo anno aumentano con i premi anche le cilindrate delle vetture con cui gareggia, come la Osca 1100 con cui vince nel 1954 la 12 Ore di Pescara, il Trullo d’Oro, la Catania-Etna e nei circuiti di Caserta e Siracusa.

De Filippis
(1949, III^ Stella Alpina. Maria Teresa De Filippis. Photo credit Giovanni Veneruso)

Vincere contro l’indifferenza

Il Pilotino guida per vincere, ma anche per scrollarsi di dosso gli sguardi di sufficienza dei suoi colleghi e quei tentennamenti che ancora a volte la bloccano.  Dirà poi in un’intervista ““Agli inizi la mia vita si era tramutata, mio malgrado, in una non sempre divertente sfida agli uomini da battere, solo per poter spegnere quel sorrisino di sufficienza”.
La sua è una lotta tenace e silenziosa per dimostrare che una donna può indifferentemente sedere sugli spalti di un circuito, piuttosto che al volante della macchina che di quel circuito taglierà per prima il traguardo e, coerente con sè stessa, Maria Teresa mal volentieri sopporta il dover ritirare le coppe riservate alle donne, come “dama più graziosa” o “più simpatica”.

Nel mondo degli uomini

In un mondo declinato al maschile e che al maschile persino si pensa , la figura curata della de Filippis sembra emergere come anacronistica, ma lei stessa in un’intervista del 2010 rilasciata ad Automobilismo d’Epoca spiega come in realtà l’eleganza che la contraddistingueva fosse una caratteristica da lasciare appena salita in auto: “quando scendevo dalla macchina non era proprio così: avevo, come tutti, il viso sporco di nero, però, dopo essermi lavata e cambiata, ritornavo ad essere la signorina F1, magari con in testa il foulard che a me piaceva”.

MARIA TERESA DE FILIPPIS
(1955, Maria Teresa de Filippis alla Targa Florio su Maserati A6GCS )

Maria Teresa macina quindi chilometri e vittorie ed è anche protagonista di episodi che la fanno diventare un’eroina del pubblico, come quando all’ultimo giro della 12 ore di Pescara si trova costretta a compiere una riparazione di emergenza.
Il pubblico la acclama e qualcuno inizierà a chiamarla la diavola.

Il 1958 è l’anno in cui Maria Teresa de Filippis, il Pilotino diventata Diavola, entra nella storia.
Juan Manuel Fangio lascia le corse, lei diventa pilota ufficiale Maserati ed esordisce in Formula 1.

Prima di lei mai nessuna.

Il 13 aprile debutta al Gran Premio di Siracusa, gara non valida per il campionato del Mondo dove stupisce tutti e si piazza in quinta posizione assoluta.
Di quella gara racconta: “Quando sono salita sulla macchina le prove si sono fermate, perché tutti mi hanno detto: questa s’ammazza, oppure: cosa vuoi che succeda, la prima curva è sua. […]-

MARIA TERESA DE FILIPPIS
(1958. Gran Premio di Siracusa. Luigi Musso , Joakim Bonnier e Maria Teresa De Filippis)

Si arrivava lì, dove c’era tutta questa gente, che aspettava l’uscita di strada, perché era un punto pericoloso, e vedevo che Luigi (Luigi Musso, pilota automobilistico e suo maestro) entrava e non frenava. Una volta, due volte e sempre mi dicevo: “Non è possibile… e staccavo”. A un certo punto mi sono detta: “Non posso fare la fifona, adesso vado!”. Per un pelo mi stavo ammazzando. In effetti, nella mia ignoranza meccanica, arrivando dalle vetture sport non sapevo che sulle F1 non c’erano gli stop… è stata una delle corse dove ho rischiato stupidamente”.

Il sodalizio sportivo con Luigi Musso diventa amicizia vera, ma presto diventerà altro. Conosciutisi nel 1951, sono entrambi sempre in giro per l’Italia, portano con sé le auto da corsa da una gara all’altra, diventano nomi conosciuti, spesso anche temuti.

Oltre che con Musso, grazie ai continui spostamenti che nell’attesa delle gare dei tornei portavano i piloti in gare minori e in categorie diverse, Maria Teresa, stringerà amicizia anche con altri piloti come Alberto Ascari e Jean Behra.

Luigi Musso. Il dramma

L’amore con Luigi Musso dura tre anni, ma anche quando si lasceranno continueranno a essere legati da profonda amicizia.
Almeno fino al 6 luglio 1958, quando
si corre il Gran Premio di Francia.
Potrebbe essere un qualunque Gran Premio del circuito mondiale, ma non lo sarà.

A Reims il Pilotino riceve un’accoglienza che la colpisce nel vivo; viene esclusa dalla gara in quanto donna.
Le parole del direttore di gara che l’accompagna fuori pista, nei giorni a venire risuoneranno su diverse testate “L’unico casco che una donna dovrebbe portare è quello del parrucchiere”.
Una brutta ferita per Maria Teresa, ma questo è ancora niente.

Luigi Musso al nono giro esce di strada, l’auto si ribalta e lo lascia in condizioni gravissime; morirà poco dopo il suo arrivo in ospedale.
Luigi
Musso è il primo pilota Ferrari a morire durante una gara e lascia dietro di sé il ricordo di un pilota che aveva fatto del coraggio la sua firma, al punto da essere soprannominato “Il Leone”.
In ogni gara Musso indossava un casco giallo e sembra che sarà proprio a sua memoria che Enzo Ferrari deciderà di produrre macchine anche con carrozzeria gialla.

Inutile dire che per Maria Teresa è un dolore immenso.

Manuel Fangio

Altro incontro importante nella vita di Maria Teresa è quello con Jean Manuel Fangio, pilota Maserati argentino soprannominato “El Chueco” (lo Storto), campione del mondo di Formula 1 nel 1951, ’54, ’55, ’56 e ’57, che di Maria Teresa diventerà amico e mentore.
Un incontro favorito dal fatto che nel 1954 la Maserati ingaggia la de Filippis come test driver: è il primo passo di un’avventura che proprio su Maserati la porterà ad essere la prima donna della Formula 1.

È un’accoppiata vincente quella fra la casa del Tridente e la de Filippis: nel ’55 le danno una Maserati 2000 A6GCS, automobile di bellezza quasi imbarazzante che lei ricorda come “la vettura con la quale mi sentivo di poter fare qualsiasi cosa… e la facevo” e con la quale, tra l’altro, va a vincere la cronoscalata Catania-Etna, stabilendo un record che rimarrà imbattuto per i tre anni successivi.

1955. Venezuela

A Novembre del 1955 parte per il Venezuela per partecipare al Gran Premio di Caracas dove ottiene il sedicesimo posto e si trova a sfidare sulle piste lo stesso Fangio durante un’esibizione in onore del Presidente del Venezuela Marcos Perez Jimenez che, dopo la gara, aveva espresso il desiderio di veder correre i due piloti: “Fangio salì su una 3 litri e io su una A6CGS identica alla mia. …normalmente, Fangio in corsa mi distanziava, non di metri ma di chilometri, ma in quella occasione il pilota argentino non riusciva ad allungare…mi venne da pensare che la Maserati mi stesse prendendo per i fondelli, perché normalmente mi assegnava una vettura di prestazioni decisamente inferiori. Si conclude l’esibizione e dopo le congratulazioni di Jimenez, andai da Guerino (Guerino Bertocchi, meccanico e pilota famoso per la sua permanenza in Maserati) e gli dissi: questa due litri cammina veramente, perché la mia non va? Rispose: ma signora de Filippis, è il tre litri”.

Come un tappo di champagne

Durante lo stesso viaggio viene iscritta anche alla 1000km di Buenos Aires dove è protagonista di un incidente che le fa rischiare la vita; nel tentativo di evitare di scontrarsi con due macchine davanti a lei viene sbalzata fuori dall’abitacolo della sua macchina e miracolosamente non viene investita da nessuna macchina mentre si trascina verso il prato, dove poi viene soccorsa. Sarà lei stessa a raccontare di aver chiesto ai soccorritori di i non essere portata via in barella, ma di poter sedere accanto al posto di guida.
Il giorno dopo i giornali titoleranno La de Filippis è volata fuori dalla macchina come un tappo di Champagne.

Pilota ufficiale

Nel 1957, dopo aver vinto il suo quinto titolo mondiale, Manuel Fangio si ritira e Maria Teresa de Filippis diviene pilota ufficiale della Maserati.

Durante la stagione 1958 s’iscrive a cinque Gran Premi validi per il mondiale: debutta nel campionato di Formula 1 in Belgio, dove parte diciannovesima e ottiene il decimo posto. A guardare la gara vi sono anche Re Leopoldo III e la principessa Lilian; famose sono divenute le foto a fine gara in cui il re controlla le braccia e i muscoli del Pilotino incuriosito da come riuscisse a guidare quel tipo di macchine.

Maria Teresa de Filippis partecipa anche al Gran Premio del Portogallo e al GP d’Italia a Monza, dove, in entrambi i casi, non riesce a concludere le gare per guasti alle vetture.

1959. Monaco

Come la stessa Maria Teresa dichiara in un’intervista, al tempo lei era tra quei piloti che le auto per correre le acquistavano e, ovviamente le vendevano anche, proprio come lei fa nel 1959
con la sua voiturette, la Maserati 250 F, una delle più straordinarie e premiate macchine della Formula 1.

Alle qualificazioni del Gran Premio di Monaco partecipa con una Behra-Porsche RSK prestata e modificata sulle sue misure dell’amico pilota Jean Behra.
Maria Teresa fa i suoi giri, non ha confidenza con quella macchina, fatica un po’, ma alla fine il giro buono per la qualificazione arriva. Tutto sembra andare per il meglio fino a quando scopre di esser stata esclusa dalle griglie di partenza perché, a detta dell’organizzazione, il giro buono era stato fatto dopo lo scadere del tempo massimo a disposizione.

Non era vero, ci rimase malissimo e ancora una volta si trova a scontare un pregiudizio duro a morire.

(10 maggio 1959, GP di Monaco, Maria Teresa de Filippis su Porsche)

1959. La vita cambia

Riesce poi a partecipare a due Gran Premi di Formula 2, fino a quando il primo agosto 1959 Behra chiede al Pilotino di avere indietro la sua Porsche RSK18 per poter correre il Gran Premio di Germania.
È una giornata grigia, piove a dirotto, l’asfalto tradisce Behra che esce di pista e muore all’istante.

Maria Teresa de Filippis apprende la notizia per radio, è sconvolta; ancora una volta la pista si porta via una persona che le è cara e decide d’impeto. Lascia le corse, le costa tanto, ma lascia.

Pochi giorni dopo l’incidente, la moglie di Behra le invia le chiavi della Porsche del marito allegando un semplice biglietto: “Queste sono le chiavi”.

Di fatto, per lei quelle chiavi segnano l’inizio di una nuova vita che la terrà lontana dalla Formula 1. Vi si riavvicinerà molti anni dopo grazie al club Ex F1 Grand Prix Drivers, di cui diventa vice presidente nel 1997.

Una donna senza paura

Nel 2015 Maria Teresa de Filippis presta la sua storia, la sua voce e il suo volto per uno spot emozionale Maserati, intitolato Fearless; pubblicità per il Tridente, certo, ma anche un bellissimo tributo a una donna che ha saputo andare oltre gli schemi.
Nello spot Maria Teresa cita il grande amico FangioUna volta…mi disse che correvo a una velocità troppo alta e quindi correndo troppi rischi, ma in quei tempi, in quella autovettura, mi sentivo assolutamente impavida”, ricorda i tempi andati e, indossato nuovamente il casco e i soliti guanti in pelle, sfreccia lungo una pista sorridendo come durante la prima delle sue numerose gare. 

In un’intervista rilasciata nel 2008 ha dichiarato di non apprezzare molto la Formula 1 odierna, il cui successo sembra basarsi unicamente sulle prestazioni della macchina e dei meccanici e meno su quelle del pilota: “Ai nostri tempi i piloti erano amici tra di loro, viaggiavamo assieme, stavamo negli stessi hotel. Oggi non può più avvenire lo stesso. Le interviste sono spesso prevedibili. Dopo la gara saltano sui loro jet privati. Veramente poco è rimasto dello sport come era ai nostri tempi”.

Maria Teresa de Filippis
(Maria Teresa de Filippis Photo credit: Roger Dixon)

Essere esempio

Maria Teresa de Filippis passa avanti l’8 gennaio del 2016 dopo aver camminato a testa alta e lasciato impronte in un mondo che prima di lei era stato prevalentemente maschile, diventando esempio e segnando così la strada per le donne pilota che sarebbero venute dopo di lei.

Quella di Maria Teresa de Filippis è una storia di innovazione e di coraggio che, come spesso accade, vede protagonista una donna.  
Maria Teresa de Filippis ha speso spesso parole gentili per i suoi colleghi, elogiando e sottolineando il clima di solidarietà e cameratismo fra di loro, un clima che la ripagava degli ostacoli, della diffidenza e dei commenti denigratori che tanti altri, dentro e fuori il mondo delle corse, le riservavano.

Quella di Maria Teresa de Filippis non è una storia di rivalsa, ma è la storia di una donna capace di vivere pienamente sé stessa e di farlo sfidando convenzioni e luoghi comuni. Per questo ancora oggi, a distanza di tanti anni, ci piace recuperarla dall’oblio, dedicarle ancora la nostra attenzione e mostrarle riconoscenza.
Soprattutto ci piace immaginarla ancora in pista a cercare il giro più veloce, con casco e guanti ad affrontare con il sorriso curve e sorpassi audaci.
Un sorriso contagioso che fa sorridere anche noi che la applaudiamo mentre ci passa davanti agli occhi.

 

 

Giulia Colasante si affaccia al mondo nell'ultimo anno del secolo scorso, in tempo per sentirne raccontare in diretta, abbastanza per rimanerne incuriosita. Laureata in Filosofia all'Università di Roma Tre, per tentare di capire il futuro che l'attende studia Scienze Cognitive della Comunicazione e dell'Azione. Che attende lei, ma anche un po' tutti gli altri.

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