Million Dollar Baby. Di vita e di boxe

Million Dollar Baby è una storia di vita e di boxe. Un film che lascia il segno anche dopo anni dall'uscita in sala perchè chiunque è salito su un ring, sa che i pugni sono come questa storia.
Million Dollar Baby

Clint Eastwood non si è mai tirato indietro dal trattare temi difficili, a volte crudi, ma sempre affrontati con uno sguardo non conforme, lontano da piaggerie e mai banale.
È con questo spirito che nel 2004 entra di petto nel mondo della boxe femminile, narrazione non facile già di suo, sulla quale inserisce una rappresentazione drammatica del grande archetipo della genitorialità.
Million Dollar Baby  è una storia di vita e di boxe.
Un plot che potrebbe sembrare un percorso in salita, ma che Clint affronta realizzando un’opera che guadagnerà quattro premi Oscare e che, vista a distanza di 17 anni, non è minimamente invecchiata.

Proprio come Clint, con quel viso da ragazzo cresciuto segnato dalle rughe che non lo fa essere vecchio, ma semplicemente sé stesso.

Una storia trasparente

La storia è diretta, lineare, senza incomprensioni possibili, senza mezzi termini.
Una storia dove il Bene e il Male son ben visibili, messi in trasparenza nelle varie vesti del conflitto, quello dei pregiudizi, quello fisico – che alla fine è il più semplice di tutti – e quello etico.

Eddie “Scrap – Iron” Dupris ha il volto e la voce di Morgan Freeman; è lui il grande narratore o, meglio, la coscienza narrante dell’intera storia. Ex pugile, Eddie è amico storico di Frankie Dunn, allenatore scorbutico e impenetrabile, chiuso in un passato ingombrante e ostile al futuro, figura che Clint riveste con grande agio.

Maggie Fiztgerald, ovvero una straordinaria Hilary Swank, è una modesta cameriera, a tratti naive, con una tardiva certezza: essere nata per combattere sul ring. Peccato solo che lo scopra  32 anni.
É con questa
certezza che Maggie entra a gamba tesa nella vita di Frankie che non la vuole nella sua palestra

Maggie non intende fermarsi davanti a un rifiuto.
I suoi tentativi di farsi accettare in palestra somigliano a un percorso iniziatico che, a poco a poco, svela la verità al neofita, in questo caso lo spettatore che viene abilmente introdotto nel nebbioso passato del Maestro.
È così che si viene a sapere che Frankie ha una figlia con cui non si parla da anni e alla quale ogni giorno spedisce lettere che, puntualmente, vengono rispedite al mittente.

La vita a volte cambia direzione.

Big Willie, pupillo di Frankie, decide di abbandonarlo per farsi seguire da un manager che promette titoli e onori..
L’insistenza di Maggie trova una breccia, Frankie la allenerà, ma non le farà sconti.

Il duro allenamento di Maggie si basa su un principio più volte ripetuto nel corso del film: always protect yourself, proteggi sempre te stesso.  Più che un consiglio, un monito che si rispecchia poi nelle vite dei personaggi.

La coscienza narrante di Scrap interviene nei momenti critici.
Soprattutto è lui a spiegare, più volte, che mentre è la durezza della boxe che sembra attrarre le persone, lo spirito vero della disciplina è in realtà quello di uno sport di rispetto, dove imparare a farsi valere non può prescindere dal rispettare l’avversario e imparare anche da lui.

La trasformazione

Gli allenamenti sono duri, ma sotto gli occhi di Frankie si realizza la trasformazione della materia che incontra lo spirito.
Maggie è un talento naturale, ma sono allenamento, disciplina, tecnica e sacrificio a fare di lei un campione.

Million Dollar BabyFrankie le insegna a stare sul ring, le insegna a tirare, a mantenere la distanza, a rompere la guardia dell’avversaria, a rimanere in equiibrio, ad allineare le spalle e quando la vede vincere incontri al primo round, in lei il vecchio Maestro rivede un destino che pensava aver perso per sempre.

È fatale che i due si affezionino e il legame si mostra nella sua liricità quando Frankie regala a Maggie una vestaglia con i colori dell’Irlanda e la scritta in gaelico Mo Cuishkle sulla schiena.
Il tempo per spiegarle il significato della scritta verrà.
Ora è solo tempo di indossarla.

Il gesto, la frase, la lingua.
Tutto dimostra la complessità di Frankie, Maestro di boxe che studia il gaelico, che legge William Butler Yeats e coltiva un rapporto originale con il sacro.
Ogni giorno, da anni, Frankie va in Chiesa a cercare risposte da un reverendo che non può dargliele.
Per questo Frankie sceglie di parlare direttamente con Dio e quando gli rivolge le sue preghiere sembra che parli a un vecchio amico a cui continua a chiedere favori, sperando che qualcosa possa cambiare.

In fondo, possiamo non essere con lui?

Il successo

Sacrificio, talento, allenamento, tenacia.
Il successo arriva, Maggie vince i suoi incontri, guadagna le sue borse, risparmia e pensa anche alla sua famiglia.
Maggie vuole che il suo riscatto sia anche il loro, ma per una famiglia abituata a vivere di assistenza sociale, anche i soldi regalati possono diventare un problema.

Il successo non cambia Maggie.
La ragazza ha solo cambiato abito, non l’anima.
Sul ring non cerca nemici e con le avversarie sconfitte non esercita mai l’arroganza.

Il Male

Dopo una serie di combattimenti in Europa, Frankie e Maggie tornano negli Stati Uniti.
A Las Vegas li attende la campionessa del mondo dei welter Billie “orso blu”, una ex prostituta tedesca, nota per la sua cattiveria e soprattutto per le scorrettezze sul ring.

Se proprio dobbiamo trovare un’ombra di critica alla storia, possiamo forse notare la caratterizzazione un po’ ridondante degli stilemi ai quali viene affidata la rappresentazione del Male.

Million Dollar BabyScrap sente, annusa, intuisce, si tiene lontano dal match, rimane a Los Angeles; dei tre è lui l’anima sciamanica.
Frankie ci mette del suo e dice a Maggie che le rivelerà il segreto della scritta gaelica una volta vinto il match.

L’incontro fin da subito risulta sbilanciato.
Maggie è in chiara difficoltà, resiste, ascolta i consigli di Frankie e riesce anche a mandare al tappeto l’avversaria, ma non per un KO.

Alla fine del terzo round, con l’arbitro distratto, il Male colpisce.
L’uppercut di Billie colpisce Maggie a freddo, senza difese.La ragazza piomba a terra e colpisce violentemente con la testa lo sgabello dell’angolo di Frankie che non riesce a levarlo in tempo.
Maggie si rompe il collo ed entra in coma.

Senza risposte

Il Male può vincere, allora?
Frankie non trova risposte, nessuno le trova.
Il Male non è solo Billie che colpisce a tradimento.
Il Male è sofferenza e dolore.

Siamo nella parte più dura del film.
Maggie si risveglia paralizzata in un letto di ospedale a Los Angeles.
I medici le spiegano che ha due vertebre rotte e che rimarrà paralizzata dal collo alla punta dei piedi.
È un calvario.

La scena cambia.
Frankie adesso è il padre che Maggie avrebbe voluto e Maggie la figlia a cui nessun padre  vuole mai sopravvivere.
È solo l’inizio della sua discesa agli inferi.

Alla ricerca di un’inesistente cura, Frankie chiama i medici più autorevoli d’America.
Persino Scrap, che incolpa per non avergli fatto cambiare idea quando decise di allenare Maggie, diventa il punching ball per la sua furia.

Il Male è grettezza e miseria d’animo.
La famiglia Fitzgerald si presenta all’ospedale, ma solo dopo essere andata a Disneyland, insieme ad un avvocato per convincere Maggie a lasciare alla madre tutti i soldi vinti con gli incontri. I familiari non mostrano alcun affetto, interessati come sono soltanto al patrimonio della ragazza che, però ha la forza di cacciarli e minacciarli di levargli la casa comprata da lei.

Maggie

Maggie peggiora, ma è cosciente e sa che questa volta l’unico modo per vincere è perdere e chiede a Frankie di ricorrere all’eutanasia, illegale nello Stato della California, ma soprattutto contro ogni principio del Maestro.
Eppure è qui che i principi vacillano.

Frankie chiede consiglio anche al reverendo, ma da lui trova l’unica risposta che l’uomo di Dio può dargli.

Maggie continua a peggiorare sotto i suoi occhi.
La ragazza tenterà di fare da sola e solo per un caso non riuscirà a togliersi la vita. O quello che ne rimane.

È così che Frankie entra in un luogo dove non è mai stato,  uno stato della coscienza dove non ci sono giudizi e dove l’Amore prende forme non conosciute e incomprensibili altrove.

È una notte dell’anima quella in cui Frankie entra come un’ombra nella stanza di ospedale, stacca il respiratore a Maggie, le inietta adrenalina per fermarle il cuore, o forse solo per mandarlo tanto più avanti.
Prima che Maggie perda i sensi, Frankie la bacia con tutto l’amore di un padre per la figlia e le svela che Mo Cuishle significa mio sangue, mio tesoro.
Ora saranno insieme per sempre.

Da allora di Frankie nessuno saprà più nulla.
 Scrap, la coscienza che parla al futuro,  lo aspetterà in palestra per settimane prima di accettare l’idea che non lo vedrà più.
Mentre termina di scrivere la lettera che spedirà alla figlia sperando di farle capire che uomo fosse suo padre, a Scrap  non rimane che augurarsi che Frankie possa aver trovato finalmente la sua pace.

La lettera finisce così, l’immagine si dissolve.
I titoli di coda scorrono e lasciano tutti silenzio.

Chiunque ha preso un pugno, sa che i pugni sono come questa storia.
Chi non ne ha mai preso uno, ora lo può immaginare.

 

Million Dollar Baby si è aggiudicato 4 premi Oscar: miglior film e miglior regia a Clint Eastwood, miglior attrice protagonista a Hilary Swank e miglior attore non protagonista a Morgan Freeman.
Il film ha consacrato Hilary Swank come star internazionale, attrice capace non solo di recitare, ma di entrare nel personaggio allenandosi duramente alla boxe sotto la guida di un grande Maestro, Hector Roca, uomo con una vita da film.

 

Rachele Colasante nata a Roma nel 1999, da sempre incuriosita dalle storie, studia Lettere a RomaTre cercando di scrivere la sua al meglio. Ancora non sa dove la condurrà il suo percorso, ma per ora si gode il paesaggio.

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